Giovedì 18 Aprile 2024

"Spettacolo fragile, artisti da proteggere"

Vittoria Puccini

Vittoria Puccini

Due anni. Sono trascorsi esattamente due anni da quando, all’esplodere della pandemia, i teatri, i cinema e i luoghi della cultura vennero chiusi per decreto. "E sono stati gli ultimi a riaprire", commenta con una punta di amarezza Vittoria Puccini (in alto), celebre e amatissima attrice che, al suo lavoro sul set, affianca un impegno forte di rappresentanza della categoria come presidente di Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), associazione che, proprio un anno fa, il 22 febbraio 2021, ha ‘riacceso’ simbolicamente le luci dei teatri italiani, per una serata di mobilitazione spontanea, fra letture e performance.

Signora Puccini, com’è la situazione?

"C’è ancora grande incertezza: anzi, forse è maggiore rispetto alla scorsa estate. Il lungo lockdown ha causato un crollo di molte attività: tanti operatori dello spettacolo si sono trovati senza lavoro, con una perdita economica notevole. Ora la ripartenza è difficile e piena di incognite. I set si sono riattivati, si è prodotto e si sta producendo moltissimo tra serie tv e cinema. Anche il teatro, pur faticosamente, sta rinascendo: si nota un ritorno del pubblico che evidentemente ha voglia di condividere l’esperienza unica che uno spettacolo teatrale può dare. I problemi maggiori riguardano le sale cinematografiche".

Perché?

"Nelle sale ancora la ripresa è complicata e molte sono veramente a rischio di chiusura. Dopo un 2020 drammatico, si sperava in un 2021 di decisa ripartenza ma non è stato così. E tutto questo avviene in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, dove invece lo scorso anno si è visto un convinto ritorno al cinema. Da noi ancora c’è grande sofferenza del comparto cinematografico, l’uscita di vari film è slittata: è per questo che ci stiamo impegnando per difendere le sale che sono presidi culturali fondamentali".

In che modo?

"Siamo convinti che vada promossa l’esperienza della condivisione del film in sala che è unica e irripetibile. Al cinema tutte le emozioni sono amplificate e la visione del film è meno distratta. È necessaria inoltre una politica culturale che tuteli la visione del film in sala".

Tutelarla dalle piattaforme?

"Sicuramente in questi anni le piattaforme hanno creato lavoro, perché producono, quindi animano il settore, e questo è un fatto positivo. D’altro canto, come associazione pensiamo che vada anche protetto il film in sala: quindi va riconquistato il pubblico e deve essere introdotta una regolamentazione sui tempi di disponibilità dei film, così che la sala non muoia per sempre".

La pandemia ha portato alla luce anche fragilità del vostro settore...

"Sì. E per questo pensiamo che vada costruito un sistema di riforme strutturali permanenti, legate alla peculiarità del nostro settore".

Per esempio?

"Il riconoscimento dell’indennità di discontinuità, sul modello della cosiddetta ‘intermittenza’ adottata in Francia. Il nostro è un lavoro discontinuo: ma quando non siamo sul palco o sul set, dunque non siamo contrattualizzati, non per questo si ferma il nostro processo creativo, di studio o di preparazione. Anche quello è lavoro, eppure non è riconosciuto. Non chiediamo quindi interventi assistenzialistici, ma l’introduzione di un sistema previdenziale e di protezione sociale strutturato sulle caratteristiche del nostro lavoro che consenta di affrontare con maggiore serenità anche periodi difficili come quelli che abbiamo attraversato".