Sabato 20 Aprile 2024

"Scarpe e abiti da lavoro? Green e con stile"

"Scarpe e abiti da lavoro? Green e con stile"

"Scarpe e abiti da lavoro? Green e con stile"

CAMPIONE nello sport e nell’imprenditoria guidando con la stessa grinta l’azienda di famiglia e l’auto da rally. Da imprenditore Franco Uzzeni, classe 1950, ha fondato nel 2006 e portato al successo il gruppo U-Power, leader europeo nelle calzature da lavoro diventate anche scarpe alla moda da indossare non solo in fabbrica o in un cantiere ma anche per l’aperitivo o lo shopping. E da pilota, con le amate Porsche, ha vinto oltre sessanta gare tanto da essere soprannominato il "Leone di Soriso". Lo scorso anno Uzzeni ha dato l’addio ai rally, ma la sua corsa è proseguita a pieni giri sulla pista dell’azienda. "Lo svantaggio non lo devi recuperare tutto in un solo giro perché il panico non è mai tuo alleato", recita una delle ultime campagne pubblicitarie di U-Power – che ha messo anche le scarpe a Babbo Natale – riassumendo così l’insegnamento che Uzzeni ha tratto dalla sua carriera rallistica per trasporlo nel suo ruolo di pilota del gruppo di cui è presidente e Ceo e che conta circa 5.000 dipendenti nel mondo. Dalle fabbriche in Tunisia al quartier generale novarese di Paruzzaro sul Lago Maggiore, dove vengono progettate le strategie commerciali di una rete insediata in Italia, Francia, Spagna, Germania e Inghilterra, si organizzano canali distributivi e logistica e si investe l’1,5% del fatturato in Ricerca & Sviluppo.

Che cosa significa oggi dire U-Power?

"Parlare di un gruppo che nel 2021 ha raggiunto i 230 milioni di euro di ricavi, 70% dei quali con il brand U-Power e il resto principalmente con i marchi Jallatte ed Aimont, molto forti in Francia, che facevano capo a Jal e che abbiamo acquistato anni orsono. L’anno scorso abbiamo prodotto e venduto circa 5,5 milioni di paia di scarpe e quest’anno prevediamo di crescere oltre i 6 milioni".

Calzature prodotte in Tunisia? Da che cosa nasce questa scelta?

"Risale agli anni Novanta quando ero presidente e ad di Almar, l’azienda di famiglia che da metà anni Ottanta si era specializzata nella produzione solo di calzature da lavoro dopo essere nata come produttrice di pedule da montagna. C’era l’esigenza di ampliare la capacità produttiva e tra le varie opzioni, tra cui il Sud America, fu scelta per vicinanza, tradizione nel settore (pensi alla concia del pellame) la Tunisia".

Una scelta vincente?

"Oggi siamo una delle più importanti imprese del Paese, non abbiamo mai avuto un’ora di sciopero ma sempre file di persone che, a partire dalle donne che rappresentano il 37% dei responsabili, vorrebbero lavorare con noi, anche perché offriamo programmi di welfare aziendale, abbiamo messo a disposizione gli stabilimenti per incentivare ed aiutare le vaccinazioni anti-Covid, prestiti ai dipendenti anche per il tradizionale acquisto del montone e un servizio di trasporti da casa alla fabbrica con 23 pullman. Ma soprattutto salari significativamente più alti rispetto ai contratti nazionali tunisini, ma nonostante questo il costo del lavoro in Tunisia rimane fortemente competitivo e giustifica la nostra scelta di produrre in Tunisia pur mantenendo l’anima in Italia, visto che siamo molto vicini agli stabilimenti".

In Italia restano cuore e cervello del gruppo?

"Certamente. È qui che nascono i progetti delle calzature antiinfortunistiche per cui, per primi, abbiamo avuto l’idea di trasformarle in scarpe con un look alla moda e accattivante, da indossare anche fuori dal lavoro, nel tempo libero, senza rinunciare al loro principale fine, ovvero la sicurezza".

Scarpe sicure ma anche belle e per le quali investite molto nell’innovazione con oltre 15 brevetti depositati?

"Continuiamo a investire per sviluppare tecnologie all’avanguardia per creare modelli che uniscono sicurezza, comfort e cura estetica, trasformando dispositivi di protezione nati per rispettare un obbligo normativo in una piacevole esperienza di stile e benessere. Sono nati così i successi delle rivoluzionarie gamme Red Lion – la scarpa che restituisce fino a oltre il 55% di energia in virtù dell’esclusivo inserto Infinergy –, Red Carpet, la calzatura antifatica, Red Industry dal rivoluzionario soletto bimateria, e così via".

Innovazione significa anche attenzione alla sostenibilità?

"Un’attenzione che ci ha portato ad essere la prima azienda al mondo nel settore a presentare a settembre dello scorso anno le prime calzature, le scarpe antinfortunistiche Red Industry Green, certificate totalmente Carbon Neutral".

La scorsa estate U-Power aveva tentato la via della quotazione in Borsa, salvo rinunciare all’ultimo causa le avverse condizioni di mercato e una valutazione ritenuta non soddisfacente. Ci riproverete?

"Il progetto della quotazione resta sullo sfondo ma l’obiettivo è quello di rafforzare il nostro consolidamento in Europa ed entrare nel mercato delle grandi imprese mentre oggi siamo fortemente presenti nelle piccole e medie industrie, che serviamo esclusivamente con la rete di distributori specialistici. Vogliamo anche crescere in settori complementari come caschi, guanti e occhiali".

Intanto siete già presenti in quello dell’abbigliamento da lavoro?

"È un segmento nel quale siamo entrati da pochi anni è dove già fatturiamo circa 25-30 milioni, pensando al raddoppio, ad esempio con la Linea Future, una collezione che comprende capi pratici, comodi ed esteticamente impeccabili. L’intuizione è sempre quella avuta anche per le calzature antiinfortunistiche: dare dignità a chi lavora, accompagnandolo in ogni momento della giornata, anche al bar dopo il lavoro, con abbigliamento e calzature veramente al passo con i tempi e con quindi una forte impronta fashion, a complemento della protezione assoluta e certificata e della funzionalità sempre ai massimi livelli".