Giovedì 25 Aprile 2024

"Saranno festival da ripresa, ma il mercato è saturo"

Mimmo D’Alessandro

Mimmo D’Alessandro

ROLLING STONES, Paul McCartney, Elton John, Eric Clapton, Justin Bieber sono artisti che ruotano ormai da decenni nell’orbita della D’Alessandro e Galli, agenzia fondata nell’87 da Mimmo D’Alessandro e Adolfo Galli impegnata pure nell’organizzazione di grandi raduni estivi come il Lucca Summer Festival e il neonato La Prima Estate di Lido di Camaiore.

D’Alessandro, che stagione ci attende?

"Sarà un’estate di ripresa, ma questo non scaccia le preoccupazioni. Il mercato, infatti, è saturo e assistiamo ad una preoccupante proliferazione di festival di qualità a volte bassa o bassissima che rischia di danneggiare l’auspicato ritorno in massa ai concerti. Anche perché ci sono promoter che programmano senza cognizione di causa".

C’è poi da far conto con le disponibilità del pubblico.

"Penso che questa estate in particolar modo gli spettatori più giovani non abbiano più di 200 euro a testa da destinare a concerti. Questo significa tre-quattro eventi al massimo. Ed è evidente che in una situazione del genere ad avere la meglio sono i grossi calibri (neppure tutti) mentre per i medi e i piccoli è logico prevedere difficoltà. I dati di prevendita, però, dicono che pure fra questi è la qualità ad essere premiata".

I Festival ripartono da dove s’era lasciato nel 2019?

"Nel 2019 a Lucca abbiamo totalizzato 136-137 mila paganti, ma quest’anno ci attendiamo una flessione del 20-25%. Basta guardare il grafico delle prevendite per farsene un’idea: tre anni fa vendevamo biglietti in tutto il mondo, in Olanda come in Israele, in Sicilia come in Puglia, mentre ora il grosso si vende in Toscana. Questo significa che la gente si sposta molto meno che nel 2019 e la cosa riduce enormemente il bacino di utenza".

Pure con un evento come i Rolling Stones?

"Sì. La prevendita indica che il 90% degli acquirenti dello show del 21 giugno a San Siro stanno in Lombardia. Nei precedenti concerti di Jagger & Co, a Roma nel 2014 e a Lucca nel 2017, la territorialità del pubblico non era stata così marcata. Per avere un parametro, cinque anni fa solo il 29% dei 57 mila presenti sotto alle Mura Storiche di Lucca arrivava dalla Toscana".

In questi due anni per voi com’è andata?

"Non è andata. Lavorando con gli artisti internazionali, siamo stati una delle agenzie più penalizzate. Basta pensare che, rispetto ai 30 milioni di euro fatturati prima della pandemia, nel 2020 abbiamo messo a bilancio 603 euro e l’anno scorso 394".

La solidità è data anche dello stare nell’orbita di una multinazionale dell’entertainment come la tedesca Eventim. Pro e contro?

"Per un indipendente abituato a lavorare in maniera artigianale come me è stata una scelta traumatica, anche se alleviata dalla totale libertà d’azione lasciata da un socio di maggioranza con cui i rapporti non potrebbero essere migliori. Se lo rifarei, però, non lo so".

Rolling Stones ed Elton John. Quanto incide sulle prevendite la suggestione che i prossimi possano essere i loro ultimi concerti in Italia?

"Nel caso degli Stones, non penso conti più di tanto. Mentre per Elton John la parola ‘Farewell’ ha contato; abbiamo annunciato il concerto in piena pandemia esaurendo San Siro rapidamente nonostante prezzi non proprio stracciati. Per eventi di questa portata non è pesata l’oppressione della guerra che mi sembra, invece, stia condizionando buona parte della prevendita in questo momento".