Martedì 16 Aprile 2024

"Ripartiti con Sanremo Le prospettive? Rosee"

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"LA PANDEMIA ha determinato un crollo verticale nel mondo della musica, cambiando il modo di vivere, di comunicare, di lavorare, spingendoci, ad esempio, a lavorare di più in sala di registrazione" spiega Mario Limongelli, fondatore e amministratore di NAR International oltre che presidente di PMI, l’associazione dei Produttori Musicali Indipendenti in cui si ritrova gran parte delle etichette che operano fuori dalle grandi corporazioni della discografia. "Ciò nonostante, le aziende si sono ben attrezzate per continuare la loro attività. Davanti ad una pandemia non puoi fermarti, ma devi continuare a produrre per scongiurare il collasso. La situazione è stata affrontata nel migliore dei modi grazie anche a qualche ristoro capace".

Qual è la situazione?

"Nel 2020 il fatturato discografia in Italia è stato di circa 260 milioni di euro, saliti nel 2021 a 350 milioni, con un peso degli indipendenti tra 27% e il 30%. Fra questi, aziende quali Carosello, Carosello, Saifam, A1 e tante altre compresa la napoletana Frontiers, Believe e altri distributori indipendenti con presenze e fatturati molto importanti".

Com’è il rapporto con le major del disco?

"A differenziarci dalle major è il fatto che, per ovvi motivi, il nostro contatto con gli artisti è più diretto del loro e questo ci consente, come capita agli artigiani, di curare un po’ più il prodotto. Sulle quote di mercato le percentuali oscillano a seconda del punto di vista, perché le multinazionali tendono a calcolare la loro senza scorporare il fatturato delle aziende indipendenti che gli danno i loro prodotti in licenza. I dati sono corretti da entrambe le parti, ma il loro computo avviene seguendo logiche diverse".

Vale a dire?

"Per noi indipendenti è quello derivante da quanto incassato dalla commercializzazione delle registrazioni di nostra proprietà, mentre per le major il fatturato è quello ‘generato’ e comprende, quindi, pure la quota di titolarità del distribuito". - Qual è lo stato del mercato italiano?

"Parlando di supporto fisico, nel 2021 rispetto al 2020 la vendita di vinili è aumentata del 70%, quella dei cd del 10% e quella delle musicassette, che molti credevano ormai estinte, addirittura del 240%. Il mercato dei singoli ha segnato un balzo in avanti del 70%, mentre quello dei video del 15%. Il download, invece, è diminuito del 18% e il ‘free premium’ del 16%. Poi c’è tutto il mondo dei diritti connessi che è in continua crescita".

Quando è iniziata la ripresa?

"Probabilmente col Festival di Sanremo, che noi Pmi abbiamo fortemente sostenuto considerandolo un volano irrinunciabile nonostante le criticità che hanno caratterizzato soprattutto l’edizione 2021. La ripartenza del live ora sta accelerando il processo di ritorno alla normalità".

E Pmi rispetto al 2019 come si trova?

"È cresciuta. Se devo individuare una quota di mercato dico anche il 22-23%. Il fisico è fermo al 18% perché non tutti i nostri associati credono alla ripresa del supporto fisico come capita invece a me che ho iniziato a ripubblicare tutti i grandi titoli, a cominciare da quelli di Ornella Vanoni, Loredana Bertè o Paolo Conte".

Prospettive?

"Rosee, direi. Da qualche anno il mondo della grande finanza s’è accorto di noi, questo significa che ha iniziato ad investire su tante realtà. Tante hanno anche utilizzato il tax credit e questo prospetta una crescita del 10-15% del comparto musica. Secondo me quest’anno avremo un 10% di crescita rispetto all’anno scorso e nel 2023 un altro 6-7%".