Martedì 16 Aprile 2024

"Ripartiamo dai live club per trovare nuovi talenti"

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"LA MILANO MUSIC WEEK ha avuto, e ha tuttora, un ruolo fondamentale sul panorama della musica assicura Nur Al Habash (nella foto sopra, a destra), classe 1986, nata a Roma da padre palestinese e madre italiana, direttrice creativa della rassegna, in programma a Milano dal 21 al 27 novembre, e direttrice della Fondazione Italia Music Lab, nuovo hub creato da Siae per sostenere lo sviluppo dei music creator italiani tanto nel nostro paese che all’estero. "Come Italia Music Lab lavoriamo a tantissimi progetti, con tanti player diversi. Uno di questi è, appunto, la Milano Music Week di cui dall’anno scorso Comune di Milano, Siae, Nuovo Imaie, Fimi e Assomusica ci hanno affidato l’organizzazione generale".

Sei edizioni senza interruzioni.

"Con un grande sforzo organizzativo la settimana della musica ha avuto luogo pure durante la pandemia, anche se online, mantenendo acceso il discorso sulla musica e sullo spettacolo, ovvero su uno dei settori industriali commerciali più colpiti dalla crisi".

Risultati?

"Quel dialogo, in un momento così particolare, nel mondo della musica ha avviato una serie di rivoluzioni che danno i loro frutti proprio ora. Penso, ad esempio, alla riforma del Codice dello spettacolo, attuata per risolvere tutta una serie di problemi legislativi che ci tiravamo dietro da anni, se non da decenni".

Contenuti?

"In tema di lavoro anche quest’anno avremo vari momenti di dialogo con le istituzioni, sia a porte chiuse che con pubblico. La Milano Music Week è, infatti, un appuntamento in cui l’industria musicale italiana si ritrova creando nuove connessioni, solidificando rapporti professionali, riflettendo su sé stessi, ma anche creando l’opportunità d’incontro diretto tra artisti e pubblico".

Da dove si riparte?

"Dai locali di musica dal vivo, che sono i veri fulcri della cultura musicale italiana, perché quasi tutti i grandi artisti sono partiti da lì. Occorre un supporto da parte delle istituzioni e dei privati all’interno di un sistema di sostegno uguale in tutto il paese. Per essere aiutati, però, i live club debbono esistere agli occhi della legge, ecco perché il loro riconoscimento legale ha rappresentato un primo, importantissimo, passo".

Rispetto agli altri paesi europei, com’è messa l’Italia quanto ad innovazione, promozione e diffusione dello spettacolo?

"La situazione varia da nazione a nazione. Una magari è molto avanti sulle politiche di sostegno alla musica dal vivo e magari indietro sul diritto d’autore, una investe sull’export e l’altra meno. La Francia, ad esempio, ha iniziato a spingere sulla promozione estera della propria musica nel ‘97, mentre noi solo nel 2017. In generale, però, l’Italia non è messa male per quel che riguarda le politiche di sostegno alla musica, anche se c’è bisogno di un po’ più d’organizzazione e di convinzione, perché, comparati ad altri mercati altrettanto ricchi, a volte gli investimenti sulla nostra musica sono minore che altrove".

Qual è il settore in cui l’Italia è messa meglio?

"In tema di diritto d’autore, Siae è sicuramente una delle migliori società di collecting in Europa, se non al mondo, tanto per capacità di raccolta che per velocità nel firmare licenze con nuove piattaforme, videogiochi e quant’altro. A livello di diritto d’autore e di legislazione l’Italia è un paese molto accorto, con un alto livello di tutela per artisti e autori".