Mercoledì 24 Aprile 2024

Ripartenza allo Sferisterio "Speravamo in più velocità"

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"LA RIPARTENZA c’è anche se, in tutta sincerità, l’attendevamo un po’ più veloce" ammette Luciano Messi (in alto a sinistra), Sovrintendente dell’Associazione Arena Sferisterio di Macerata e Direttore della Rete Lirica delle Marche. Messi nel 2006 ha creato assieme a Pier Luigi Pizzi lo Sferisterio Opera Festival, poi diventato Macerata Opera Festival. "La voglia di tornare ai livelli del passato non manca, ma gli strascichi della pandemia si fanno sentire. Questo significa meno prevendita e più acquisto last-minute, perché nel pubblico c’è ancora un po’ di diffidenza".

Qual è il quadro?

"In condizioni normali, il bilancio dello Sferisterio ammonta a circa 4 milioni di euro. Le entrate proprie, vale a dire biglietteria (30%), sponsor e art bonus (15%), proventi derivanti da altre attività (13%) arrivano al 58%. Il restante 42% è rappresentato dai contributi pubblici. Il contributo del Fondo Unico dello Spettacolo incide per circa il 20%, quello della Regione Marche per circa il 12% e quello del Comune di Macerata per il 10%".

Nel 2019 la media di presenze dello Sferisterio era del 91%. Nel biennio della pandemia le cose come sono andate?

"La biglietteria s’è dimezzata a causa del dimezzamento della capienza, mentre le altre voci si sono quasi azzerate a causa della drastica riduzione dell’attività. Sugli sponsor e sull’art bonus c’è stata invece una buona tenuta, anche se, ovviamente, non ai livelli pre-Covid. Ora stiamo lentamente risalendo".

Qual è allo Sferisterio il rapporto tra spese vive e produzione?

"Il bilancio del 2022 torna a livelli 2019 destinando poco meno dell’80% dei 4 milioni di cui sopra agli spettacoli (spese artistiche, tecniche, scenografiche, promozionali) e il restante 20% ad amministrazione e gestione. Diciamo, quindi, che da noi sui 3 milioni e 200 mila euro circa investiti in produzioni circa 2 milioni sono destinati, in parti più o meno uguali, al cast, ai complessi artistici (orchestra e coro) e alle maestranze tecniche, mentre il restante milione e 200 mila vanno in allestimenti (scene e costumi) e spese generali (comunicazione, Siae, biglietteria eccetera)".

L’opera è una forma di spettacolo molto articolata con costi elevati.

"Partendo dal presupposto che strumentisti e coristi necessari per portare in scena ‘Tosca’ sono praticamente il doppio di quelli del ‘Barbiere di Siviglia’, diciamo che la sola orchestra ha in buca mediamente una settantina di elementi con un costo di circa diecimila euro a replica".

I cantanti sono pagati a recita. In questo la pandemia ha cambiato qualcosa?

"Nulla è come prima. Nel nostro settore il Covid ha messo a nudo una precarietà e una fragilità strutturale totale. Lì per lì si è agito con interventi di salvaguardia, mentre ora si sta mettendo mano a qualcosa di più strutturato".

Allo Sferisterio come in altri luoghi della lirica c’è un’importante programmazione di musica popolare integrata con quella operistica. E questo aiuta i bilanci.

"Le eccellenze sono sempre da accogliere con grande favore, sostegno e lungimiranza. Il fatto che lo Sferisterio, oltre alla stagione lirica per cui è conosciuto in tutto il mondo, si arricchisca di una nutrita attività sinfonica e ospiti rassegne di elevato livello qualitativo, come Musicultura (in alto a destra) o Sferisterio Live (con artisti del calibro di Steve Vai, Toquinho, Carmen Consoli o gli Smile di Thom Yorke), è un grande arricchimento".