Martedì 23 Aprile 2024

RIFORMA IRPEF E ASSEGNO UNICO, SPINTA PER FAMIGLIE

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IL 2022 NON È SOLO l’anno del nuovo assegno unico universale, ma è anche l’anno di avvio della riforma dell’Irpef, con la rimodulazione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni. E le somme degli effetti delle due operazioni vanno tirate insieme. Si tratta, nel complesso, di riforme che trasferiscono alle famiglie italiane maggiori risorse a regime per complessivi 13 miliardi all’anno (7 l’Irpef e 6 l’Assegno unico) e che, come spiegano Pietro Rizza e Alessandro Santoro, due consiglieri del ministro dell’Economia, Daniele Franco (nella foto in alto), "affrontano alcuni nodi strutturali che determinavano gravi inefficienze nel nostro sistema di tax-benefit". Senza contare che "entrambe le misure – insistono – presentano una forte caratterizzazione nel senso dell’efficienza sociale, in particolare riducendo i disincentivi all’offerta di lavoro, e della crescita economica, anche attraverso l’incentivo alla natalità. Allo stesso tempo, l’insieme dei due interventi ha un orientamento redistributivo capace di ridurre la diseguaglianza tra le famiglie; e questo risultato deriva principalmente dalla progressività dell’Assegno unico a fronte di una sostanziale neutralità redistributiva dell’intervento sull’Irpef". Ma vediamo, in sintesi, l’analisi dei due economisti del Mef.

L’obiettivo della revisione dell’Irpef – spiegano – è quello della riduzione dell’aliquota media effettiva sui contribuenti con redditi tra 28 e 55mila euro e della razionalizzazione dell’andamento delle aliquote marginali, ovvero il livello di tassazione che si applica a un incremento di reddito. "Gli interventi – puntualizzano – realizzati negli ultimi anni (il bonus 80 euro del 2014 e quello della legge di bilancio 2021) avevano riguardato un sottoinsieme di contribuenti (i lavoratori dipendenti) e una fascia di reddito specifica (tra 8 e 40mila euro, con forte concentrazione tra 8 e 35mila euro"). Da questo punto di vista, le misure fiscali dell’ultima legge di Bilancio attribuiscono benefici limitati per la fascia tra 20 e 35mila euro, che ha tratto notevoli vantaggi dagli interventi precedenti, come anche per i soggetti con redditi superiori a 70mila euro, mentre per i redditi inferiori a 10mila euro resta la difficoltà oggettiva di prevedere benefici per soggetti che non pagano imposta o pagano importi estremamente bassi. In questo contesto, la previsione dell’Assegno unico ha avuto, a sua volta, come obiettivo quello della dell’universalità delle forme di sostegno pubblico alla natalità. E, non a caso, come osservano Rizza e Santoro, "l’ampliamento del numero di famiglie ora coperte emerge disaggregando la platea dei beneficiari dell’Assegno in relazione alle due citate misure di sostegno vigenti precedentemente (detrazioni e Assegno al nucleo familiare)". E così si scopre che il numero delle famiglie beneficiarie di misure di sostegno alla genitorialità è cresciuto di oltre 900mila nuclei, con un ampliamento di 2,8 milioni di nuclei rispetto al vecchio Assegno al nucleo.

La doppia azione Irpef-nuovo Assegno non comporta solo riduzioni fiscali e allargamento dei beneficiari degli sconti familiari. I due consiglieri del Ministro Franco, infatti, mettono in rilievo anche le conseguenze degli interventi sul piano della razionalizzazione del sistema e della sua maggiore efficienza (intesa come impatto sulla partecipazione al mercato del lavoro regolare, sull’offerta di lavoro, sull’evasione fiscale e sulla crescita dimensionale delle attività economiche). Ad esempio, prima dell’intervento – scrivono i due addetti ai lavori – un lavoratore dipendente con uno stipendio annuo di 35mila euro lordi che a seguito di un aumento del proprio impegno lavorativo avesse guadagnato 5mila euro aggiuntivi (sempre lordi), avrebbe scoperto che di quei 5mila euro gliene rimanevano circa 1.960. Nel 2022, di quei 5mila euro aggiuntivi al lavoratore ne rimarranno circa 2.750". Analogo discorso vale per l’Assegno unico. Prima della riforma, "il risultato della combinazione – avvisano izza e Santoro – degli Anf e delle detrazioni per figli a carico era uno schema molto articolato, in cui per redditi inferiori a 8mila euro l’importo del beneficio era spesso nullo o molto contenuto, tra 8 e 15 mila euro cresceva solo per effetto del venir meno dell’incapienza e dopo i 15mila euro si riduceva molto rapidamente e senza linearità. Questo rendeva anche estremamente complesso valutare come il beneficio complessivo sarebbe variato al crescere del reddito. Di contro, l’Assegno unico si caratterizza per un disegno molto più semplice con un decalage graduale e uniforme tra un livello massimo e uno minimo".

Ultimi, ma non ultimi, sono gli impatti per le famiglie di redistribuzione del reddito derivanti dall’incrocio delle due riforme e, principalmente, dell’Assegno unico. I primi risultati delle stime realizzate dal Dipartimento delle finanze indicano che la capacità redistributiva del sistema fiscale e delle prestazioni sociali nel suo complesso è stata accresciuta, con un aumento della redistribuzione di oltre l’8% tenendo conto della composizione dei nuclei familiari. E, non a caso, l’intervento l sull’Irpef per i lavoratori dipendenti concentra i maggiori guadagni (tra circa l’1 e circa il 2% del reddito disponibile) sulla fascia medio-bassa (tra 13 e 19mila euro) e su quella medio-alta (tra 37 e 55mila euro), "con una sostanziale neutralità redistributiva". Mentre l’introduzione dell’Assegno porta a un significativo vantaggio per i nuclei familiari con redditi familiari e Isee più bassi.