Giovedì 25 Aprile 2024

Rendere potabile l’acqua marina: la sfida di Webuild

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LA CRISI IDRICA sta entrando nelle case degli italiani con effetti dirompenti. I numeri dicono che sono 270mila le aziende agricole che si trovano nelle regioni interessate dallo stato di emergenza, mentre in tutta Italia si moltiplicano i comuni che impongono il razionamento dell’acqua ai privati. Gli effetti dei cambiamenti climatici impongono anche altre scelte all’insegna dell’innovazione, come la costruzione di invasi per raccogliere l’acqua piovana e anche di dissalatori, una soluzione sempre più diffusa nel mondo dove il numero di persone che vivono in regioni con grave carenza idrica aumenterà di 1 miliardo entro il 2030, raggiungendo i 3,9 miliardi su una popolazione mondiale prevista di 8,1 miliardi.

Webuild, principale gruppo italiano dei grandi lavori, di cui fa parte Fisia Impianti, specializzata proprio nel trattamento delle acque, offre una risposta alla crisi idrica italiana attraverso la costruzione di dissalatori. Grazie al progetto dell’azienda, chiamato ‘Acqua per la Vita’, il 30% della popolazione non incorrerebbe più in emergenza idrica. I primi risultati si avranno nell’arco di due anni: l’obiettivo è arrivare a un totale di 16-18 dissalatori di media potenza. Il gruppo si è già distinto in passato per aver progettato infrastrutture green, come il tunnel idraulico di Lake Mead (nella foto a destra in alto), a Las Vegas, che garantisce acqua potabile a quasi 2 milioni di residenti. Insieme a Fisia, che è leader in Medio Oriente, Webuild ha realizzato impianti per il trattamento delle acque e per la dissalazione per le esigenze di 20 milioni di persone.

Oggi solo l’1% della popolazione mondiale è totalmente dipendente da acqua proveniente da processi di dissalazione per usi domestici, ma dal primo impianto avviato nel 1965 in California, sono oggi già più di 20mila i desalinatori che offrono acqua potabile a più di 300 milioni di persone. In Italia l’acqua desalinizzata copre una quota pari al 4% del totale contro il 56% della Spagna e il 26% dell’Australia. La più alta concentrazione di impianti si trova nei Paesi del Golfo. L’Arabia Saudita, ad esempio, produce un quinto dell’acqua potabile estratta dal mare nel mondo. L’impianto (nella foto a destra in basso) costruito da Fisia situato nell’area di Shoaiba, sulla costa occidentale del Paese, produce acqua potabile per oltre un milione di abitanti.

Ma, per il caso italiano, è forse più interessante l’esperienza dell’Australia, che ha deciso di investire sui dissalatori proprio dopo avere affrontato la peggiore siccità a memoria d’uomo tra il 1997 e il 2010. Si prevede che l’Australia vedrà fino al 10% in meno di precipitazioni nel sud del Paese entro il 2030 e il 20% entro il 2050. La dissalazione, infine, svolge un ruolo cruciale per Israele, dove più della metà dell’acqua consumata proviene dai cinque impianti in funzione (e altri cinque sono in fase di studio).