PIQUADRO, I CONTI DELLA RIPARTENZA SONO DA SPRINT

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UN FATTURATO consolidato da 63,7 milioni in un semestre, +31,7% rispetto a un anno prima: per il gruppo Piquadro di Gaggio Montano, i primi sei mesi dell’anno fiscale 202122, chiusi il 30 settembre, hanno segnato un’accelerazione decisa nella ripartenza post Covid. A contribuire sono tutti i tre marchi del gruppo della pelletteria basato nell’Appennino bolognese. Piquadro si porta a 28,2 milioni (+26,2%), The Bridge a 11,1 milioni (+33,8%), Maison Lancel a 24,3 milioni (+36,4%).

Marco Palmieri, presidente e ad, è soddisfatto?

"Molto. Le cose stanno andando meglio di quanto ci aspettavamo. E nelle ultime settimane l’andamento dei negozi non è dissimile da quello del 2019. C’è una solida ripresa dei consumi, anche nel nostro settore che era rimasto forse più indietro degli altri".

Come prevedete di chiudere l’anno?

"Le previsioni non sono ancora di un fatturato pari, come gruppo, a quello del 2019. Lo avremo però recuperato integralmente come brand Lancel, anzi andremo sopra. Piquadro e The Bridge sono un po’ più indietro. Ma i numeri dell’ultimo mese e mezzo sono molto positivi e segnano un dato non dissimile al 2019".

Perché Lancel ha recuperato più in fretta?

"Lancel è esposto a geografie un po’ diverse da quelle di Piquadro e The Bridge, ha sofferto un po’ meno il Covid. E in Lancel abbiamo fatto un rilancio straordinario. L’azienda è stata comprata tre anni fa: era un’azienda storica e tenuta bene, ma perdeva molti soldi. Quest’anno, nonostante tutto, chiuderà in pareggio a livello di Ebitda. L’abbiamo riportata in equilibrio economico e finanziario, con un nuovo responsabile stile, nuovi designer, un nuovo gruppo marketing. L’effetto di queste cose ha portato al risultato. Compreso aver riportato in Italia la produzione, nel nostro stabilimento di Scandicci".

Il vostro progetto di reshoring è iniziato anni fa, ma con il Covid il tema di accorciare le catene di fornitura, tra frontiere chiuse e costi delle materie prime, è di grande attualità. La scommessa ha pagato?

"Certo. Lancel ha goduto anche di questo: del fatto che negli ultimi anni abbiamo costruito una piattaforma industriale in Italia, a Scandicci, anche con il tramite dell’acquisizione di The Bridge. Sono molto positivo sull’Italia: l’accorciamento della supply chain, imposto in parte dalle necessità contingenti e un po’ per il discorso della sostenibilità che impone anche trasparenza, ci aiuta non poco".

Com’è cambiato il modo di lavorare negli ultimi due anni?

"Abbiamo continuato, pur nella sofferenza di fatturati e vendite, a investire essenzialmente sul rinnovamento del management: abbiamo creato un management più giovane, digitale e creativo. Penso che parte dei risultati di questo semestre sia dovuta a questo".

Scende l’incidenza del mercato italiano sul fatturato, dal 50 al 47%. È un trend o una contingenza?

"C’è un trend. Per dare un’idea: negli ultimi 12 mesi abbiamo aperto quattro negozi in Cina e altrettanti ne apriremo alla fine dell’anno fiscale, nonostante sia affetta da problemi Covid importanti".

Il boom dei costi delle materie prime vi colpisce?

"Ci stanno creando diversi problemi gli aspetti logistici. La logistica sta diventando un problema importante sia in termini di costi che di efficienza e qualità dei servizi".

Quando recupererete, come gruppo, i risultati del 2019?

"Il prossimo esercizio supereremo senz’altro come gruppo il 2019. Già adesso vediamo risultati interessanti".

Pagherà il tampone ai dipendenti non vaccinati fino al 31 dicembre. Perché?

"Abbiamo deciso di pagare i tamponi ai dipendenti, un po’ obtorto collo. Non condivido la scelta di chi non si vaccina, credo alla scienza. Ma intorno a questo tema è montato anche un altro tema, temo di altro genere, e volevo togliere tutte le possibili scuse. Noi abbiamo tanto retail, negozi di piccole dimensioni di 3-4 dipendenti. Se uno o due si rifiutano di fare il vaccino per convinzione loro e dicono di non voler pagare per fare il tampone la turnazione non funziona più. L’altro giorno parlavo con una commessa che ha un bambino piccolo. Mi diceva che il prossimo weekend doveva stare a casa con il bambino, ma la collega ha deciso di non fare il vaccino e di non farsi il tampone perché costa troppo".

Qualcuno potrebbe dire che accettate un ricatto, o che disincentivate la campagna vaccinale. Cosa risponderebbe a obiezioni simili?

"Che è vero. Indubbiamente è così, io di contro ho scelto il male minore per la mia forza lavoro. So di non fare probabilmente una scelta di visione lunga, è una scelta un po’ opportunistica ma lo faccio per tutelare le persone che lavorano per me".

Pensate a nuove acquisizioni?

"Ci piacerebbe. Questo è un momento complicato: i prezzi sono così elevati che si fatica a entrare. C’è un accaparramento di certi asset e non è facile trovare le cose".

Riccardo Rimondi