Giovedì 18 Aprile 2024

Pareti di mezzo metro, filtri e sicurezza. Così nascono le strutture a prova di nucleare

Pareti di mezzo metro, filtri e sicurezza

Pareti di mezzo metro, filtri e sicurezza

COSTRUIRE un rifugio antiatomico non è come tirare su un muro. Richiede accorgimenti particolari e il suo uso ha possibilità (e limiti) sconosciuti ai non addetti ai lavori. Il prezzo, poi, varia a seconda delle dimensioni e degli accessori, ma è sempre consistente. In generale il rifugio viene infossato nel sottosuolo nelle vicinanze o adiacente alla casa dei suoi possibili ospiti. Le pareti sono spesse 30 centimetri, pavimento e tetto 40 centimetri, il tutto realizzato in cemento armato rinforzato. In Svizzera, dove di bunker ce ne sono 365mila, queste sono le misure minime, la il cemento può arrivare a 80 centimetri per rifugi particolari, come quelli militari. L’areazione ha un’importanza fondamentale. Tre filtri specifici devono proteggere gli ospiti dai pericoli. Il primo blocca le possibili insidie di un’azione bellica nell’ipotesi di una guerra batteriologica e chimica; il secondo ferma le particelle rilasciate da un’esplosione nucleare, che può essere anche provocata da un incidente, come a Chernobyl; il terzo neutralizza l’ossido di carbonio e la CO2.

Il bunker è dotato di una o più finestre a bocca di lupo che possono essere chiuse e fanno da uscita di sicurezza nel caso la porta principale sia ostruita. L’ingresso principale, appunto, è protetto da un poderoso portellone di cemento armato che viene tenuto aperto, tranne in caso di allarme rosso. Di norma si usa una porta blindata più leggera. Il concetto base è questo: il bunker è concepito come l’ultimo posto nel quale rintanarsi. Questo porta a una prima sorprendente conseguenza: il rifugio è tanto più sicuro quanto è privo di materiali pericolosi al suo interno. Quindi elettricità, gas, persino l’acqua vanno limitati al minimo indispensabile, se non eliminati. Un esempio? Costruire un wc di quelli che abbiamo in casa costa una fortuna e incide sulla sicurezza, quindi si usao bagni chimici, come in un camper. Altro piccolo disagio: nel bunker i telefonini non funzionano: la gabbia d’acciaio attorno alla struttura fa da ‘gabbia di Faraday’ e isola l’interno dai contatti elettrici. In condizioni normali il locale principale che, oltre al portellone ha anche una porta più o meno blindata, può servire da deposito, cantina, camera di sicurezza per i gioielli e altri valori o di custodia per le armi, o come una panic-room dove rifugiarsi in caso di assalto di malviventi. Ma se scatta un vero allarme, e si parla di pericolo di contaminazioni atomiche, allora serve solo a salvarsi la pelle per un tempo ragionevole.

Tommaso Papa