Mercoledì 24 Aprile 2024

Nove rischi emergenti, i trend da tenere d’occhio

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A METTERLI IN FILA fa impressione. Al cambiamento climatico in un paio d’anni si sono sommati in sequenza Covid, commercio internazionale a rilento, scarsità di materie prime, crisi energetica e ora la guerra in Ucraina. Un ritmo che purtroppo potrebbe diventare new normal, perché molteplici altri rischi emergenti e talvolta poco conosciuti – ma non per questo meno esiziali – stanno già bussando alla nostra porta. Tuttavia, se non tutti si possono prevedere e quella del rischio zero è una pia (e pericolosa) illusione, è però possibile, anzi doveroso, arrivarci preparati. O, almeno, non ignorare i pericoli. Questo il sottofondo che percorre uno studio del colosso elvetico della riassicurazione Swiss Re intitolato Sonar e giunto alla decima edizione. Una pubblicazione che 2013 aveva evidenziato la “vulnerabilità delle catene di approvvigionamento internazionale” e nel 2015 "crescenti rischi di pandemia".

Adesso individua nove rischi emergenti e cinque macro trend che dovremmo tenere in considerazione. Non si tratta di pronostici, ma di segnali da non sottovalutare e sui cui attrezzare contromisure. Per esempio, una delle conseguenze del surriscaldamento globale è lo scioglimento del permafrost (terreno perennemente congelato che ricopre un quarto dell’emisfero Nord, dalla Siberia al Canada), da cui potrebbero liberarsi agenti patogeni rimasti intrappolati per decadi, come l’antrace, con il rischio che si diffondano nuove malattie. Per questa e altre ragioni, bisogna comunque prepararsi a nuove pandemie. L’elenco dei rischi emergenti è lungo. La colonizzazione commerciale dello spazio, con tanti satelliti in orbita lanciati dai privati, aumenta la probabilità di collisioni che potrebbero generare piogge di detriti o mandare in blackout interi sistemi di comunicazione. Criptovalute e NFT poi non hanno solo sfidato il sistema finanziario, ma hanno anche creato nuovi modelli di proprietà. Oggi infatti si possono acquistare copie digitali di beni reali, anche in piccole parti (un amante dell’arte può acquistare una frazione di un Picasso) e poi commerciarlo e farne profitto. Ma questo tipo di ‘proprietà fluida’ pone questioni normative e fiscali totalmente inedite, imprevedibili e potenzialmente pericolose.

Tornando alla ‘vecchia’ economia, l’attuale scarsità di materie prime potrebbe colpire nelle fondamenta il settore edile. I prezzi dei materiali salgono a ritmi più alti della già galoppante inflazione e c’è il rischio che i gli operatori siano tentati di ridurre le spese a scapito della qualità delle costruzioni. Oppure che nuovi interventi su vecchi edifici vengano messi in stand-by, poiché eccessivamente costosi. Per cui potremmo avere strutture maggiormente vulnerabili a incendi o crolli. Infine, lo studio del riassicuratore svizzero menziona anche i nuovi rischi legati al legaltech (l’uso dell’intelligenza artificiale in ambito legale), al boom del biotech, al crescente ricorso alla riproduzione assistita e alle nuove tecniche in agricoltura. Naturalmente non è automatico che tutte queste minacce diventino realtà. Ma non è sufficiente limitarsi agli scongiuri di rito. Nel report di Swiss Re, Jean-Claude Trichet, ex presidente della Bce e ora membro del Consiglio Strategico della stessa compagnia elvetica, lo dice chiaramente: "in un tempo di grande incertezza ogni Stato deve lavorare per essere più resiliente", cioè più in grado di reagire agli eventi avversi. Cosa che al momento l’Italia non sembra essere in grado di fare. Eppure il tetto si costruisce quando c’è il sole, non quando è arrivata la tempesta.

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