Sabato 20 Aprile 2024

Mercato del lavoro, come va l'occupazione dipendente in Italia: tutti i dati

Dall'analisi di Banca d'Italia, Ministero del Lavoro e Anpal emerge una frenata in autunno dei settori del turismo e dei servizi

Roma, 28 novembre 2022 - In una nota giunta congiuntamente dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali (MLPS), dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) emerge che l’occupazione dipendente rallenta, ma continua a crescere. Da gennaio a ottobre del 2022 il numero di posizioni dipendenti nel settore privato non agricolo è aumentato di quasi 350.000 unità, al netto dei fattori stagionali. Dall’estate la dinamica dell’occupazione si è indebolita rispetto alla prima metà dell’anno, ma si mantiene su ritmi di crescita in linea con quelli pre-pandemici: nel bimestre settembre-ottobre sono stati creati 48.000 posti di lavoro a fronte dei circa 42.000 del 2019.

Sommario

I dati sull'occupazione
I dati sull'occupazione

In autunno frenano turismo e servizi

Il rallentamento nel mercato del lavoro in atto da luglio si è concentrato soprattutto nel turismo, dove tuttavia l’impatto della pandemia ha reso più difficile distinguere gli andamenti stagionali da quelli di fondo e più complesso interpretare la dinamica dell’occupazione in corso d’anno. Nei primi dieci mesi del 2022 sono stati creati circa 70.000 posti di lavoro, lo stesso numero raggiunto nel 2019. Gli altri servizi hanno avuto andamenti eterogenei: si evidenzia una flessione nelle attività di trasporti e magazzinaggio, che potrebbero avere risentito anche dell’aumento dei prezzi dell’energia. Nell’industria in senso stretto, nonostante il rallentamento dei comparti manifatturieri a maggiore intensità energetica, la dinamica dell’occupazione è proseguita ai ritmi moderati dei mesi precedenti. Confermando la tendenza dell'estate, nelle costruzioni il numero delle attivazioni nette è stato inferiore a quello osservato nella fase di rapida crescita del 2021 e della prima metà del 2022.

La stagionalità nel settore turistico

Il comparto turistico impiega circa il 10 per cento dei dipendenti regolari del settore privato non agricolo; il diffuso ricorso ai contratti a tempo determinato, spesso di durata ridotta, ne amplifica tuttavia il peso sulle dinamiche occupazionali di breve periodo. Nel 2021 le attività turistiche hanno contribuito per oltre un quinto alle assunzioni totali; fra gennaio e ottobre di quest’anno l’incidenza è stata circa un quarto. La domanda di lavoro nel settore è inoltre caratterizzata da ampie oscillazioni mensili che riflettono soprattutto la stagionalità dei flussi turistici. Tradizionalmente il saldo tra assunzioni e cessazioni cresce progressivamente nella prima metà dell’anno raggiungendo un valore massimo a giugno, all’inizio dell’estate. Nei mesi successivi molti dei contratti avviati arrivano a scadenza, determinando una marcata contrazione dei livelli occupazionali, per poi registrare una ripresa a partire da settembre e un secondo picco a dicembre in concomitanza con le festività natalizie.

Negli ultimi anni la periodicità tipica delle attività turistiche è stata però alterata dalle misure restrittive e dai comportamenti individuali attuati per contrastare la pandemia; ciò ha reso più complesso distinguere le tendenze di fondo dagli effetti stagionali. Le ondate pandemiche hanno frenato drasticamente il turismo invernale e primaverile, ritardando e riducendo la durata della stagione estiva: nel 2020 e nel 2021 quasi la metà delle assunzioni si sono concentrate nel periodo maggio-luglio (erano circa un terzo nel 2019). Nel 2022 invece il profilo temporale del saldo occupazionale è stato simile a quello precedente l’emergenza sanitaria, mostrando una rapida crescita già da marzo.

Si è inoltre osservata una riduzione del turnover dei lavoratori, che potrebbe segnalare una maggiore durata dei contratti: nel 2019 per 100 posizioni lavorative ne venivano attivate circa 12 e ne venivano cessate altrettante; entrambi i valori sono scesi intorno a 10. La frenata osservata in settembre e ottobre risentirebbe pertanto delle cessazioni delle numerose posizioni lavorative avviate precedentemente. Analogamente, gli andamenti del mercato del lavoro negli ultimi mesi del 2022 dipenderanno anche dall’avvio e dalla durata della stagione. L’assenza di restrizioni alla mobilità dovrebbe sostenere un netto miglioramento rispetto al 20211; i trasporti, ad alta intensità energetica, e altre attività connesse al turismo potrebbero tuttavia essere penalizzati dalla crescita dei prezzi.

Crescono le posizioni permanenti, ristagna il Mezzogiorno 

La crescita occupazionale ha continuato a essere trainata esclusivamente dai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, la cui espansione è proseguita in settembre e ottobre a ritmi storicamente elevati. Dall’inizio del 2022 più del 90 per cento delle attivazioni nette ha riguardato posizioni permanenti, in forte aumento rispetto ai primi dieci mesi del 2021 quando erano poco più del 30 per cento. L’incremento è riconducibile in parte alle trasformazioni dei numerosi contratti temporanei avviati nella seconda metà dello scorso anno, che danno conto di circa il 40 per cento delle nuove assunzioni stabili (35 per cento nel 2021). È invece proseguito il calo dell’apprendistato e delle posizioni a termine in atto da giugno, su cui pesa il rallentamento della dinamica dell’occupazione nel terziario, settore in cui si ricorre maggiormente a queste tipologie contrattuali L’indebolimento della domanda di lavoro registrata in ottobre ha riguardato in misura simile gli uomini e le donne e le diverse zone del Paese. Nel Mezzogiorno, area in cui il numero di lavoratori dipendenti si era stabilizzato in estate dopo un significativo ampliamento, si evidenzia un saldo lievemente negativo per la prima volta da aprile del 2021

I disoccupati secondo la definizione amministrativa

Il rallentamento del mercato del lavoro nella seconda metà dell’anno si è riflesso anche sulla dinamica della disoccupazione amministrativa. Nel bimestre agosto-settembre il numero di disoccupati è salito, come tipicamente accade nella parte finale dell’estate, quando le assunzioni si riducono e giungono a scadenza molti contratti di natura stagionale. L’incremento è stato tuttavia significativamente maggiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (69.000 persone contro le 15.000 del 2021) e appare guidato dalla riduzione delle uscite dallo stato di disoccupazione per l’attivazione di un nuovo contratto (-125.000), in calo del 20 per cento in termini tendenziali. Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno il numero di disoccupati è comunque diminuito di circa 237.000 unità, una contrazione considerevole anche se meno pronunciata rispetto a quella registrata nel 2021, in una fase di forte ripresa dopo la flessione dovuta all’emergenza sanitaria. Il rapporto fra reingressi nello stato di disoccupato dopo un impiego non superiore a sei mesi e le uscite verso l’occupazione nel semestre precedente è aumentato nei mesi estivi, collocandosi comunque su livelli leggermente più bassi di quelli pre-pandemici, compatibilmente con un allungamento della durata media dei contratti.