Giovedì 18 Aprile 2024

L’Europa alla grande partita del debito pubblico

La presidente Christine Lagarde

La presidente Christine Lagarde

IN EUROPA la discussione sulla revisione del Patto di Stabilità è appena iniziata, e sarà al centro del dibattito per tutto il 2022. L’assetto che ne verrà fuori condizionerà il rapporto tra spesa corrente e investimenti, e la sostenibilità del debito. Insomma, il futuro, economico e non solo, del nostro Paese. E proprio ora che la pandemia ha costretto tutti i governi a spese eccezionali, provocando un cambio di paradigma nella gestione dei conti pubblici, abbiamo l’occasione di intervenire concretamente.

Nelle scorse settimane Roma e Parigi hanno lavorato insieme ad una proposta per riscrivere queste regole europee, lanciando inoltre un ‘Debt Assumption Plan’, cioè un piano per assorbire gran parte del debito creato durante la pandemia (pari al 19,2% del Pil in Italia e al 12,7% in Francia). In pratica, l’idea è costituire una Agenzia europea di gestione del debito sul modello pro-quota già in vigore per il Mes, che andrebbe ad emettere titoli europei da scambiare poi con i titoli nazionali già detenuti dalla Bce (nella foto, la presidente Christine Lagarde) che, ricordiamolo, ha in pancia ben il 30% del debito italiano. I bond verrebbero poi tenuti da tale agenzia fino alla scadenza, limitando così sia le oscillazioni sui mercati, specie quando finiranno le azioni straordinarie messe in campo da Francoforte durante la pandemia, sia il costo degli interessi per i paesi emittenti. Senza dimenticare che verrebbe alleggerito il fardello che pesa sulla Bce. Si tratta di una proposta che deve passare al vaglio di Berlino per essere approvata, ma che certamente accende i riflettori sulla revisione dei parametri di Maastricht. Questi ultimi, infatti, prevedono il limite del 3% per il deficit e del 60% per il debito, in rapporto al Pil. Ma oggi, se pure è vero che non tutti gli Stati vogliono riformare le regole (per esempio i cosiddetti “frugali”), le spese per sanità, ristori e gli stimoli all’economia hanno comunque fatto esplodere ovunque il deficit e alimentato una crescita generalizzata del debito: il Portogallo è arrivato al 137,2% del pil, la Spagna al 125,2%, il Belgio al 118,6%, la Francia al 118,0%. Perfino in Germania, dove la parola debito (schuld) significa anche “colpa”, si è passati dal 59,5% del 2019 a quasi l’80% attuale. Discorso diverso il nostro, visto che abbiamo un debito che supera il 155% del pil. Insomma, la questione ci riguarda prioritariamente e poiché, per citare Draghi, "certi problemi si risolvono meglio a livello europeo", non possiamo farci sfuggire l’occasione, visto che il problema è condiviso. Il dibattito è aperto. L’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica propone di definire un nuovo parametro (80-100 % del Pil), oppure criteri differenti per ciascuno Stato, sulla base della capacità di crescita e, quindi, di riduzione del peso del debito in rapporto al Pil.

Questa seconda direzione è quella corretta perché, oltre a soluzioni eccezionali per situazioni eccezionali come è l’Agenzia proposta da Francia e Italia, rappresenta l’unico modo per rendere strutturalmente sostenibili i debiti. Ma per la crescita servono gli investimenti. Per questo è utile ricordare la proposta del Centro Studi Economia Reale, secondo cui più che la golden rule (scomputare gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit) servirebbe una platinum rule. In pratica, bisognerebbe sostituire il parametro dell’avanzo primario, che ha valore solo aritmetico, con quello dell’avanzo di parte corrente, che è vero risparmio pubblico, e per ogni 1% di quest’ultimo consentire il 2% di investimenti pubblici in più. In soldoni, per ogni euro risparmiato ne posso spendere due in investimenti. Con lo 0,5% di avanzo corrente, circa 8 miliardi, c’è un tesoretto di 16 miliardi da spendere in conto capitale. Quando torneremo alla normalità post-Covid non ci saranno più gli stimoli straordinari della Bce, né la deroga alle regole Ue. Invece, il debito accumulato durante la pandemia sarà tutto lì, a pesare sulle spalle nostre e delle future generazioni. Se non ci muoviamo adesso con interventi straordinari (come l’Agenzia europea per la gestione del debito) e se non rilanciamo l’economia modificando le regole da ragionieri che in epoca pre-pandemica hanno dato vita ad una austerità controproducente, che ha strozzato la crescita, difficilmente avremo un avvenire radioso.

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