IN EUROPA la discussione sulla revisione del Patto di Stabilità è appena iniziata, e sarà al centro del dibattito per tutto il 2022. L’assetto che ne verrà fuori condizionerà il rapporto tra spesa corrente e investimenti, e la sostenibilità del debito. Insomma, il futuro, economico e non solo, del nostro Paese. E proprio ora che la pandemia ha costretto tutti i governi a spese eccezionali, provocando un cambio di paradigma nella gestione dei conti pubblici, abbiamo l’occasione di intervenire concretamente. Nelle scorse settimane Roma e Parigi hanno lavorato insieme ad una proposta per riscrivere queste regole europee, lanciando inoltre un ‘Debt Assumption Plan’, cioè un piano per assorbire gran parte del debito creato durante la pandemia (pari al 19,2% del Pil in Italia e al 12,7% in Francia). In pratica, l’idea è costituire una Agenzia europea di gestione del debito sul modello pro-quota già in vigore per il Mes, che andrebbe ad emettere titoli europei da scambiare poi con i titoli nazionali già detenuti dalla Bce (nella foto, la presidente Christine Lagarde) che, ricordiamolo, ha in pancia ben il 30% del debito italiano. I bond verrebbero poi tenuti da tale agenzia fino alla scadenza, limitando così sia le oscillazioni sui mercati, specie quando finiranno le azioni straordinarie messe in campo da Francoforte durante la pandemia, sia il costo degli interessi per i paesi emittenti. Senza dimenticare che verrebbe alleggerito il fardello che pesa sulla Bce. Si tratta di una proposta che deve passare al vaglio di Berlino per essere approvata, ma che certamente accende i riflettori sulla revisione dei parametri di Maastricht. Questi ultimi, infatti, prevedono il limite del 3% per il deficit e del 60% per il debito, in rapporto al Pil. Ma oggi, se pure è vero che non tutti gli Stati vogliono riformare le regole (per esempio ...
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