"Le nostre scarpe artigianali espressione di italianità"

"Le nostre scarpe artigianali espressione di italianità"

"Le nostre scarpe artigianali espressione di italianità"

DAL MONDO della finanza a quello della moda. Partendo da un classico del made in Italy: le scarpe. Una scelta a prima vista fin troppo coraggiosa, quasi avventata, quella di partire da zero in un mercato, come si dice, maturo come quello delle calzature. Dove l’Italia vantava già produzioni e brand d’eccellenza. Ma Enrico Casati, classe 1987, e Jacopo Sebastio, entrambi giovani e entrambi milanesi, quando nel 2013 hanno fondato il marchio e l’azienda Velasca, il nome che porta anche la famosa e iconica torre del capoluogo lombardo, avevano le idee ben chiare in testa. Portare nel mondo la bellezza e l’unicità del saper fare italiano mettendo sul mercato scarpe di alta qualità e rigorosamente di fattura artigianale a prezzi sostenibili, grazie a un innovativo modello di vendita diretta – dagli artigiani ai clienti senza intermediazione - e facendo leva sull’omnicanalità tra vendite tramite l’e-commerce e in negozio. "Tutto è nato da un episodio casuale – esordisce Sebastio, Ceo di Velasca –. Enrico era a Singapore per lavoro e aveva bisogno di un paio di scarpe eleganti per un evento. Dovendo anch’io partire per l’Asia, ne ho comprate un paio in una boutique di Milano, le ho messe nello zainetto e gliele ho portate".

Quindi?

"Quando ci siamo incontrati, pensando a questa inusuale consegna ci siamo detti: perché non fare diventare questo episodio un’attività, facendo sì che le eccellenti calzature artigianali italiane potessero essere vendute e distribuite in tutto il mondo, non solo a Singapore".

Il risultato?

"Nel 2013 è nata Velasca, dopo aver pensato come e dove produrre le scarpe. Abbiamo girato l’Italia e alla fine abbiamo scelto il meglio: gli artigiani di Montegranaro nel distretto marchigiano delle calzature dove ancora oggi vengono realizzate a mano le circa 100mila paia di calzature, da uomo e dall’anno scorso anche da donna, che vendiamo sia con il canale diretto online sul nostro portale sia nelle nostre botteghe, anch’esse dirette con dipendenti dell’azienda".

L’inizio, come sempre, non è stato facile?

"Nei primi mesi abbiamo realizzato ricavi per 60mila euro. Eravamo in tre, e certamente non sarebbe stato sufficiente per vivere. Ma dal 2014 i ricavi sono triplicati e poi la crescita non si è più fermata, tranne nel 2020 per colpa della pandemia".

Che cosa ha contribuito al successo di Velasca?

"La qualità del prodotto. Un design bello e accurato, tutto ideato in casa, e realizzato dalle sapienti mani degli artigiani marchigiani. Oggi 14 famiglie che continuano a seguirci e con le quali abbiamo instaurato un rapporto non solo commerciale ma umano, attento a creare una vera e propria squadra. E che abbiamo consolidato l’anno scorso con il lancio della linea di calzature femminili con l’apertura del primo negozio donna a Milano al quale seguiranno nei prossimi mesi quelli di Torino e Roma".

Che cosa differenzia Velasca dagli altri marchi della moda vostri competitor?

"Il fatto di non essere semplicemente un brand di scarpe artigianali italiane di alta qualità ma espressione dell’italianità e dello stile di vita italiano che ci contraddistingue nel mondo per l’attenzione all’eccellenza e la forte autenticità. Fedeli a questa visione, in futuro arricchiremo la nostra collezione con altri prodotti e accessori che vadano a completare il look donna e il prossimo autunno lanceremo anche la linea total look di abbigliamento".

Velasca ha fatto un percorso inverso, prima l’e-commerce poi i negozi.

"Vero, all’inizio per offrire al mercato una scarpa da uomo di alta qualità artigianale ma, grazie al fatto di non avere intermediazioni, venduto a circa la metà del prezzo della concorrenza nella stessa fascia di prodotto, abbiamo operato solo attraverso le vendite online creando una vera e propria community. Una community dove abbiamo coltivato il valore del saper fare italiano e delle sue eccellenze per cui abbiamo girato l’Italia coniugando la filosofia Velasca con quella dei territori, dal prosciutto di San Daniele allo zafferano abruzzese o le ceramiche pugliesi".

E le botteghe?

"In pratica è un’esigenza che è nata dalla community, dal desiderio di avere uno spazio dove non solo indossare le calzature Velasca ma vivere anche un momento di incontro particolare. Nel nuovo negozio di calzature femminili di Milano la sensazione è quella di entrare in un angolo "intimo" fatto di condivisione di storie e racconti tra amiche, sorseggiando una tisana, un caffè o un bicchiere di buon vino, leggere una rivista e toccare con mano le scarpe di Velasca. E di vivere l’esperienza del Made in Italy non solo attraverso le scarpe Velasca ma anche con icone come le macchine per scrivere Olivetti o i televisori Brionvega che sono esposti della nostra bottega di New York inaugurata l’anno scorso".

Quanto pesano in valore oggi i due canali di vendita?

"Prima della pandemia l’online rappresentava il 55%, poi è comprensibilmente cresciuto nel 2020 fino al 70%. Adesso siamo al 65% ma l’obiettivo, grazie anche alle programmate aperture di nuove botteghe che arriveranno a 18 entro pochi mesi e continueranno a crescere anche all’estero, è di arrivare a un rapporto di 60 a 40".