Giovedì 18 Aprile 2024

"La sanità privata pronta a investire sull’innovazione: vicini ai pazienti"

Presidente di GVM Care & Research, Ettore Sansavini

Presidente di GVM Care & Research, Ettore Sansavini

UNA RETE INTEGRATA di Ospedali Polispecialistici, di Alta Specialità e Poliambulatori, costituita da 28 Ospedali, 4 Poliambulatori, 2 RSA e 2 RA in Italia e da 14 Centri clinici in 4 nazioni. Che, sotto la guida del presidente di GVM Care & Research, Ettore Sansavini, coinvolge nel complesso 9.676 operatori, di cui 3.891 medici.

Presidente, quale genere di investimenti aveva fatto prima della pandemia e ha ora in cantiere l’ospedalità privata?

"La sanità privata è orientata a cogliere le nuove sfide attraverso la valorizzazione del proprio patrimonio ospedaliero, qualificandolo sul piano del comfort alberghiero, delle tecnologie all’avanguardia, della digital health e proiettandosi sempre di più verso la medicina di prossimità che avvicini l’offerta sanitaria al domicilio dell’utente. L’emergenza Covid-19 ha accelerato il processo di digitalizzazione di pazienti e operatori sanitari, portando ad un potenziamento delle reti, alla gestione digitale dei dati e delle piattaforme, allo sviluppo di servizi quali la telemedicina e la tele assistenza, l’intelligenza artificiale e la robotica".

Nella gestione dell’emergenza Covid, qual è stato l’apporto del Privato verso il Pubblico e, alla luce di questa esperienza, qual è la visione futura?

"La sinergia tra le componenti di diritto pubblico e di diritto privato in sanità ha garantito la risposta più efficiente al dilagare dell’emergenza pandemica. In particolare, le strutture Aiop hanno contribuito direttamente alla gestione dei casi Covid-19, garantendo oltre mille posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva e più di 9.400 posti letto di degenza acuta e post-acuta. Nell’immediato futuro, la collaborazione sarà necessaria per lo smaltimento delle liste d’attesa per efficientare il sistema nel suo complesso e contribuire al ripristino della continuità erogativa ed assistenziale, rallentata dalla pandemia".

Con vantaggi possibili per il SSN anche in termini di snellimento ed efficientamento?

"Il privato può contribuire allo smaltimento delle liste d’attesa, ma anche alla gestione in concessione di ospedali pubblic,i come già accade in alcune regioni. Tra gli ambiti del PNRR in cui il privato può esprimere la propria capacità di integrazione territoriale, poi, c’è l’erogazione di prestazioni specialistiche nelle Case di Comunità, Adi e telemedicina, soprattutto là dove la sanità privata ha una diffusa rete ambulatoriale. Altro ambito è quello della gestione degli Ospedali di Comunità, nelle regioni in cui il privato ha una preminente presenza di network ambulatoriali e ospedalieri e nelle aree in cui sono concentrati i grandi player privati. Il terzo potrebbe essere quello dell’integrazione con le reti territoriali, come per le Centrali operative territoriali".

Parlando di esperienze positive, qual è il ruolo delle Case della Salute?

"Le Case della Salute spaziano dall’assistenza al paziente cronico alle cure primarie e alla medicina territoriale, e sono una bella realtà. La contrazione degli investimenti sanitari, negli ultimi anni, non è peró stata bilanciata da un efficace sistema di gestione della medicina territoriale. I medici di medicina generale non sono riusciti ad assorbire completamente il fabbisogno assistenziale, il che ha portato un improprio accesso al pronto soccorso. GVM da tempo porta avanti il progetto GVM Point, un network di centri medici d’eccellenza distribuiti sul territorio, in cui vengono erogate prestazioni ambulatoriali specialistiche che beneficiano dell’affidabilità e dell’esperienza di GVM".

Qual è il rapporto tra pubblico, privato, università e scuole di specializzazione sul tema della formazione di personale qualificato?

"La ricerca e l’innovazione in ambito clinico, assistenziale e nel comparto life sciences sono tra gli obiettivi del PNRR, per un SSN responsivo ai bisogni dei pazienti e adeguato ai mutamenti tecnologici, scientifici ed economici in atto. Occorre fare network tra pubblico e privato e potenziare le reti di ricerca preesistenti, attraverso tavoli di confronto per definire priorità di finanziamento, regole di impiego dei risultati, politiche di acquisto a sostegno dell’innovazione e criteri condivisi di valutazione. E serve anche agevolare l’on boarding congiunto di ricercatori, le reti tra centri, l’acquisizione di competenze per la gestione dei risultati e promuovere co-finanziamenti pubblico-privato di lungo periodo".

Nell’ambito dell’innovazione digitale e della sostenibilità nell’industria della salute, come il privato può alzare l’asticella?

"One Health è il nuovo paradigma del Value Based Healthcare, basato su interconnessioni di tipo sociale, scientifico, istituzionale, orientate all’utilizzo delle risorse disponibili, con l’obiettivo del benessere collettivo, valorizzando le reti pubblico-privato. La missione di Università e Imprese è condividere gli obiettivi della Ricerca, permettendo scambi di dati in tempo reale. Il privato, invece, può dare un contributo puntando su digitalizzazione della cartella clinica elettronica, innovazione nella gestione elettronica dei dati, utilizzo di AI e Big Data per facilitare la diagnosi clinica, fungendo da stimolo per il pubblico".