Martedì 16 Aprile 2024

La prima pietra del parco eolico in mezzo al mare

La prima pietra del parco eolico in mezzo al mare

La prima pietra del parco eolico in mezzo al mare

UNO SU MILLE CE LA FA. Anzi, su 1.400. Perché tanti sarebbero i progetti di impianti di rinnovabili, pari a 150 Gigawatt secondo Terna, bloccati da norme e burocrazia, rendendo di fatto impossibile l’avvio della transizione energetica nel nostro Paese. Ma, appunto, c’è un’eccezione che ci regala un briciolo di speranza, e che arriva da Taranto, dove sta prendendo forma il primo parco eolico in mare di tutto il Mediterraneo.

Renexia, società del Gruppo Toto che opera nel campo delle rinnovabili in Italia e negli Stati Uniti, ha infatti posto la prima pietra, anzi la prima turbina (tecnicamente un aerogeneratore) di Beleolico. Questo il nome dell’impianto che sta sorgendo nelle acque al largo del polo multisettoriale della città pugliese e che, grazie a 10 turbine, avrà una capacità di 30 megawatt, così da assicurare una produzione di oltre 58mila megawattora, pari al fabbisogno di 60 mila residenti. In termini ambientali equivale, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, a un risparmio di circa 730mila tonnellate di Co2. "Questo impianto – spiega Riccardo Toto, direttore generale di Renexia – consentirà la produzione di energia pulita con una tecnologia, quella dell’eolico offshore, che di fatto riduce tutti i tradizionali elementi di inquinamento". A suo modo, l’inizio del riscatto per Taranto, un impianto che fa da contraltare alla monocultura dell’acciaio. Nella sostanza, ma anche nella forma, visto che il suo posizionamento è proprio a poche centinaia di metri dalla zona industriale del capoluogo jonico. Tuttavia, non è stato facile arrivare fino a qui. Il progetto è stato infatti presentato nel 2008, ma solo nel 2012 ha ricevuto parere positivo per la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica da parte dell’allora ministero dell’Ambiente. Poi i passaggi nelle aule della giustizia amministrativa e infine il via libera definitivo.

Ora l’obiettivo dichiarato di Renexia è creare una filiera industriale intorno al parco e far diventare proprio Taranto il punto di riferimento dell’eolico in mare. Se contiamo che nell’estate scorsa sono arrivati al Ministero della Transizione Ecologica ben 64 manifestazioni di interesse per la costruzione di impianti eolici offshore galleggianti, è evidente che il margine di crescita è enorme. D’altra parte, gli obiettivi di produzione di energia da rinnovabili che si è prefissata l’Italia sono davvero ambiziosi. Il nuovo Piano Nazionale Energetico (Pniec) prevede che il nostro Paese arrivi a generare 114 Gigawatt da fonti pulite entro 2030. Significa più di 10 Gigawatt all’anno. È ovvio che senza cogliere le possibilità dell’eolico offshore – tecnologia che non consuma suolo e sfrutta la maggiore forza che il vento ha in mare – difficilmente potremo raggiungere il traguardo. Tra i tanti progetti di eolico offshore Renexia ne ha presentato un altro che si chiama MedWind. Ben 190 turbine galleggianti nel Canale di Sicilia, a 60 chilometri dalla costa più vicina, con una potenza installata di 2,8 Gigawatt e una produzione annua stimata di 9TWh. Quest’altro progetto non è ancora partito ma, spiegano da Renexia, una volta concluso potrebbe consentire la chiusura di tre centrali climalteranti. Non a caso trova il sostegno di tutte le associazioni ambientaliste. Tuttavia, bisogna ricordare che se anche solo il 50% delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine del tortuoso iter autorizzativo, se la metà dei progetti presentati diventassero realtà, l’Italia avrebbe di fatto già compiuto la tanto ambita transizione energetica. A Taranto si è fatto (solo) il primo passo.

m. p.