UNO SU MILLE CE LA FA. Anzi, su 1.400. Perché tanti sarebbero i progetti di impianti di rinnovabili, pari a 150 Gigawatt secondo Terna, bloccati da norme e burocrazia, rendendo di fatto impossibile l’avvio della transizione energetica nel nostro Paese. Ma, appunto, c’è un’eccezione che ci regala un briciolo di speranza, e che arriva da Taranto, dove sta prendendo forma il primo parco eolico in mare di tutto il Mediterraneo. Renexia, società del Gruppo Toto che opera nel campo delle rinnovabili in Italia e negli Stati Uniti, ha infatti posto la prima pietra, anzi la prima turbina (tecnicamente un aerogeneratore) di Beleolico. Questo il nome dell’impianto che sta sorgendo nelle acque al largo del polo multisettoriale della città pugliese e che, grazie a 10 turbine, avrà una capacità di 30 megawatt, così da assicurare una produzione di oltre 58mila megawattora, pari al fabbisogno di 60 mila residenti. In termini ambientali equivale, nell’arco dei 25 anni di vita prevista, a un risparmio di circa 730mila tonnellate di Co2. "Questo impianto – spiega Riccardo Toto, direttore generale di Renexia – consentirà la produzione di energia pulita con una tecnologia, quella dell’eolico offshore, che di fatto riduce tutti i tradizionali elementi di inquinamento". A suo modo, l’inizio del riscatto per Taranto, un impianto che fa da contraltare alla monocultura dell’acciaio. Nella sostanza, ma anche nella forma, visto che il suo posizionamento è proprio a poche centinaia di metri dalla zona industriale del capoluogo jonico. Tuttavia, non è stato facile arrivare fino a qui. Il progetto è stato infatti presentato nel 2008, ma solo nel 2012 ha ricevuto parere positivo per la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica da parte dell’allora ministero dell’Ambiente. Poi i passaggi nelle aule della giustizia amministrativa e infine il via libera definitivo. Ora l’obiettivo dichiarato di ...
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