È BASTATA una sola parola, nucleare, a rinfocolare paure mai sopite e angosce per il futuro. E a rimettere in moto il mercato della sicurezza. Era successo all’inizio della pandemia, accade ora con la guerra in Ucraina. E ogni giorno che passa cresce la richiesta di sistemi di protezione ‘formato famiglia’ , quindi di bunker. Che succede nel settore dei rifugi antiatomici, una nicchia si fa sempre più larga? "Nei primi cinque giorni dallo scoppio della crisi russo-ucraina – risponde Giulio Cavicchioli, 56 anni, imprenditore nel business della sicurezza e titolare della M. En (Minus Energie) con sede a Bagnolo San Vito, nel Mantovano – ho ricevuto oltre 200 telefonate di richiesta di informazioni, cosa mai successa in vent’anni. Adesso le richieste sono triplicate e continuano ad aumentare. E poi sono rimasto completamente spiazzato dall’interesse dei media". Cioè? "Mi hanno chiamato in tanti; network radiofonici nazionali, tante reti televisive e programmi di prima serata, è arrivato qui persino il New York Times, che ha pubblicato un articolo per la sua edizione europea e uno per quella americana. Noi siamo una piccola realtà, e io non riesco a star dietro a tutte le richieste". L’interesse è davvero tanto, mediatico e no, ma quante sono le costruzioni effettivamente ordinate? "Molte delle richieste che mi hanno intasato il centralino sono dettate dall’emotività. Non tutte però: tre delle prime telefonate si sono concretizzate, per una quarta mi hanno fatto un bonifico sulla parola. Non ci credevo. Ora ho una decina di ordini in corso, ma se potessi ne farei ancora di più". Da dove arrivano i suoi clienti? Ci sono altri concorrenti in questo tipo di edilizia specializzata? "La clientela si è estesa: le prime telefonate sono arrivate da Roma e dalla Lombardia. Oggi mi chiamano da mezza Italia: Emilia-Romagna, Piemonte, qualcuno dal Veneto, ...
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