La cravatta del Salone già diventata un cult

QUALCHE OSSERVATORE superficiale si limiterebbe a definirla "una semplice striscia di tessuto" che un bravo sarto ha lavorato a dovere e forse un geniale stilista ha disegnato con acuta fantasia. Un po’ riduttivo: perché una cravatta non è solo un accessorio dell’abbigliamento. È un ornamento dal valore simbolico e psicologico non indifferente. Come sosteneva David Bruant in un arguto commento apparso a fine luglio sul quotidiano francese Le Figaro, "… dice molto di chi la indossa". E deve essere davvero così se è vero che perfino il grande Oscar Wilde, ai suoi tempi, arrivò a sostenere "se è bene annodata, è il primo passo importante e serio nella vita". E allora non fa specie che quella appositamente creata ogni anno per il Salone Nautico sia diventata un oggetto di culto, con tanto di collezionisti che navigano in Rete e disturbano gli amici pur di recuperare l’edizione che manca alla loro raccolta. Una cosa è certa: non è solo una buona abitudine.

Quella della cravatta è ormai una questione identitaria per il grande evento settembrino di Genova. E lo è di sicuro per Confindustria Nautica che l’ha trasformata nell’elemento decorativo perfino della sala di via San Nazaro in cui si tengono le riunioni del Consiglio direttivo: una lunga sequenza di bacheche contenenti le 61 cravatte in seta realizzate dal primo Salone Nautico ad oggi, tutte firmate da maison italiane d’alta moda, ricche di fari, bussole ed elementi grafici che richiamano il diporto e celebrano i viaggi per mare ma che in tanti arrivano a considera come delle simpatiche chiavi di lettura per interpretare l’evoluzione del gusto e del costume in Italia. Una collezione a cui presto si aggiungerà la cravatta n.62, ideata (come quella precedente) da Salvatore Ferragamo, come sempre presentata all’inaugurazione della manifestazione e offerta agli associati di Confindustria Nautica, agli espositori, agli ospiti di riguardo e alle personalità istituzionali. Un vezzo estetico ma anche metaforico da annodare come si deve attorno alla camicia. Tra il 22 e il 27 settembre tutti avranno modo di intuirne il valore. Il Salone Nautico come check point obbligato per un comparto del "Made in Italy" che sta vivendo una fase di crescita nonostante la crisi internazionale. Ma anche agorà imperdibile per appassionati e diportisti che a Genova apprezzano l’alchimia meno materica: il mare come ispiratore di tendenze glamour. Paolo Galliani