Innovare attraverso la cultura. Così cresce anche lo spirito

Paolo Rossi Pisu, attore, fondatore e direttore della casa di produzione Genoma Films

Paolo Rossi Pisu, attore, fondatore e direttore della casa di produzione Genoma Films

"SE SEGUI un progetto con il cuore, l’universo cospirerà perché funzioni". E’ la convinzione alla base dell’opera di Paolo Rossi Pisu, attore, fondatore e direttore della casa di produzione Genoma Films che ha l’ambizione – spiega – "di realizzare film che non seguano solo gli algoritmi, ma uniscano l’aspetto artistico a quello sociale, facendo crescere lo spirito dei giovani e non solo".

Com’è nata Genoma Films?

"Volevo produrre film che avessero una valenza sociale, non mirati solo al guadagno. E’ in questo che risiede, soprattutto, l’innovazione delle nostre opere: innoviamo attraverso la cultura. Quando abbiamo fatto vedere il film ‘Il giovane Pertini’ ai ragazzi del Liceo Galvani di Bologna, molti ci hanno detto che prima non conoscevano la sua figura. E’ stata una grande soddisfazione. Raccontiamo storie che facciano riflettere, in cui i protagonisti sono anti-eroi reali".

A 6 anni dalla nascita di Genoma, qual è il bilancio?

"Davvero positivo. Siamo diventati la startup emiliano-romagnola più importante in campo cinematografico e documentaristico e siamo al 9°-10° posto a livello nazionale. Siamo passati da zero a 5 milioni di fatturato e andiamo verso i sette".

Qual è un vostro tratto innovativo?

"Ad esempio, il modo in cui troviamo i finanziatori. Collaboriamo con ministeri, enti locali, banche, mondo cooperativo e produzioni internazionali. Siamo una ‘startup in fase di startup’".

Quando è nata la Genoma, chi vi ha sostenuto?

"Ha creduto in questo progetto, in particolare, Daniele Ravaglia, direttore di Emil Banca. Ci ha concesso credito non solo valutando la solvibilità, ma soprattutto considerando la valenza sociale del progetto. Come faceva un grande personaggio del passato, sul quale l’anno prossimo vorrei girare un film: Amedeo Giannini, fondatore della Bank of America. Prestava i soldi giudicando le persone non dal portafoglio, ma dai calli sulle mani, cioè dal carattere e dall’impegno".

Qual è il personaggio che le ha dato più soddisfazione?

"Sono due: quello per cui sono stato scelto nel film di Giorgio Diritti ‘Volevo nascondermi’, perché ho avuto conferma delle mie capacità di attore e quello di Jean-Jacques in ‘Nobili bugie’".

Invece, il film prodotto a cui tiene di più?

"Senz’altro ‘Nobili bugie’, in cui recito accanto a Raffale Pisu. Cinque anni prima avevo scoperto che era il mio padre naturale e da pochi mesi ci eravamo ritrovati. Il film è stato un momento catartico, in cui tutti i pezzi della mia vita si sono ricomposti. E’ venuto a vederlo anche il professor Attilio Rossi, il padre che mi ha cresciuto, e sono potuto stare accanto a entrambi. Un film con un cast straordinario, con Pisu tornato sulla scena e Gianni Morandi che recitò addirittura gratis".

Siete arrivati perfino al Quirinale...

"Sì, dopo che abbiamo restaurato il film ‘Italiani brava gente’, in cui recita Raffaele Pisu, io e lui siamo stati ricevuti da Sergio Mattarella che ha passato un’ora e mezza a ridere con mio padre. Un’esperienza indimenticabile".

E gli Oscar?

"Nel 2019, Genoma Films ha restaurato ‘Pasqualino Settebellezze’ di Lina Wertmüller, insieme alla Cineteca nazionale, e ha contribuito in modo determinante, con tante iniziative, all’assegnazione alla regista dell’Oscar alla carriera. Siamo stati invitati alla cerimonia ed è stato come vivere in un sogno. Quentin Tarantino è venuto a stringermi la mano e complimentarsi e, come lui, altri mostri sacri del cinema".