"SIAMO RIPARTITI, ma non sarà più come prima. In questi due anni sono cambiate molte cose, compreso il modo di pensare il teatro da parte del pubblico". Marco Giorgetti (nella foto sopra, a sinistra), direttore generale del Teatro della Pergola di Firenze, riapre tutte le sere il sipario, preparandosi a interpretare tempi nuovi. Direttore Giorgetti, come è stata questa ripartenza? "Il desiderio di tutti era di ricominciare da dove eravamo rimasti, ma invece l’esperienza del Covid ci ha profondamente segnato nel nostro quotidiano, specialmente riguardo al contatto fisico, allo stare insieme in un luogo. Ma c’è altro: credo che il pubblico da ora in poi vorrà essere più libero rispetto a cosa andare a vedere. E in questo senso gli abbonamenti, se non rivediamo i meccanismi, rischiano di essere qualcosa di obsoleto". Ad esempio, cosa è successo ai vostri abbonamenti dal 2019 ad oggi? "A noi, come mediamente agli altri teatri, è successo che siamo al 50% sia gli per abbonamenti, sia in generale per gli incassi". Come riportare il pubblico a teatro? "Certamente dobbiamo lavorare molto, e lo stiamo già facendo, per agevolare l’acquisto online. Deve diventare facile come comprare un biglietto del treno. E poi il teatro deve essere sempre di più un luogo dove andare presto, cenare, stare con gli amici, frequentare come una ‘casa’. Ma penso anche alla promozione degli spettacoli in modo diverso, ad esempio con trailer come se si trattasse di un film". A proposito, il cinema non rischia di tenere ancora di più le persone lontane dai teatri? "Io penso che il pubblico sentirà sempre di più il bisogno di distinguere tra quello che si vede a teatro e quello che guarda su Netflix o su piattaforme simili. È una questione di repertorio". In che senso? "Il teatro deve avere il coraggio di tornare a fare Edipo, Amleto, Brecht, Alfieri, insomma ...
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