Mercoledì 24 Aprile 2024

Il settore fieristico si prepara al rilancio

Maurizio Danese

Maurizio Danese

Un settore vitale per le imprese del made in Italy, dall’innovazione alla crescita internazionale, che archiviati i due anni terribili della pandemia, si prepara al rilancio. E se il settore fieristico non riuscirà nel 2022 a recuperare i livelli d’attività pre-Covid, sebbene per Massimo Goldoni (nella foto sopra a sinistra), presidente del Cfi-Comitato fiere industria, sarebbe "molto riuscirci", guarda con fiducia a un anno che segnerà la definitiva ripresa. Anche perché, aggiunge Goldoni, se nei primi mesi alcune manifestazioni, con il perdurare della pandemia a causa della variante Omicron, sono state riposizionate nel secondo trimestre, il 2022 non dovrebbe più registrare cancellazioni come quelle che hanno riguardato il 2021 e soprattutto il 2020. Grazie anche al superamento di quello che in questo inizio d’anno poteva essere un vincolo per gli operatori stranieri. E che, in virtù anche dalla forte presa di posizione del Cfi e dell’Aefi, l’Associazione esposizioni e fiere italiane presieduta da Maurizio Danese (nella foto sopra a destra), è stato superato con il dl con il quale il Consiglio dei ministri nei giorni scorsi ha riconosciuto lo status vaccinale del Paese di origine integrato da tampone in caso di non conformità con quello europeo secondo gli standard Ema. Un provvedimento che ha evitato quello che poteva essere un ostacolo alla partecipazione alle fiere di buyer ed espositori da Paesi come Cina, Russia, Turchia, India e Sud America.

Il 2022, quindi, secondo le stime di Aefi dovrebbe vedere nel nostro Paese, 234 fiere internazionali e 241 nazionali per tutti i principali settori dell’industria, del commercio e dei servizi, dalla moda alle costruzioni, dal tempo libero al food and beverage e la cosmetica, dall’agricoltura al sistema casa, dal turismo ai trasporti per non dimenticare le infrastrutture, la stampa e il packaging. Eventi che riguarderanno tutta la Penisola, a partire dalle città delle fiere come Milano, Bologna, Rimini-Vicenza, Verona, Parma, Firenze, Roma e Bari solo per citare le principali. Che il 2022 segni la ripartenza del settore fieristico è fondamentale per l’industria italiana perché le fiere professionali sono fondamentali, spiega sempre Goldoni, per l’economia italiana facendo da traino e vetrina al made in Italy e alle nostre eccellenze produttive e manifatturiere come strumento di politica industriale oltre che contribuire anche con l’indotto e i legami con il mondo della cultura, l’enogastronomia e il turismo, alla produzione di reddito di città e territori.

Del resto il sistema fiere italiano, quarto al mondo dopo Usa, Cina e Germania, presenta (dati Aefi) ricavi per 1,1 miliardi con 2.500 occupati e genera per gli espositori un business di circa 60 miliardi (rappresentando il 50% dell’export delle Pmi) con un impatto di 23 miliardi sui territori e sull’indotto allargato e 20 milioni di visitatori. Numeri messi alla prova dalla pandemia. Dopo il crollo (attorno al 70% per manifestazioni ed espositori) accusato nel 2020 e solo in parte moderato dal ricorso alle rassegne digitali, nel 2021 si era già assistito a un iniziale recupero. Quest’anno, con il calendario praticamente ripristinato senza cancellazioni – Covid permettendo – le cose dovrebbero andare molto meglio per un settore che, conclude Goldoni, ha dimostrato da una parte di garantire sempre la massima sicurezza durante la pandemia e dall’altra guardare con sempre maggiore attenzione e investimenti ai temi dell’innovazione e della sostenibilità.