Giovedì 18 Aprile 2024

Il ristorante come esperienza: il successo di Roadhouse

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È NATA 22 ANNI FA con l’inaugurazione del primo ristorante a Legnano, con un’offerta originale di carni alla griglia che ha sempre garantito la migliore qualità al miglior prezzo. E oggi Roadhouse è la società che all’interno del gruppo Cremonini gestisce brand di ristorazione "tematici" – in particolare steakhouse e locali ispirati alla cucina messicana - distribuiti in 15 regioni italiane. Il più noto è proprio Roadhouse Restaurant che ha 170 locali in Italia, seguito da Calavera Restaurant (20 ristoranti), Billy Tacos (54 locali), Smokery (3). "Complessivamente coi nostri ristoranti – esordisce Nicolas Bigard, ad di Roadhouse - serviamo ogni anno oltre 11 milioni di clienti, gli iscritti al Club Fedeltà sono 2 milioni e la società dà lavoro a circa 3.600 persone mentre il fatturato atteso nel 2022 si attesterà sui 200 milioni di euro".

Come è cresciuta negli ultimi anni?

"Quando è nata Roadhouse, a parte qualche eccezione isolata in poche regioni dove c’è sempre stata una tradizione di ristoranti di carne, le catene erano percepite in Italia come qualcosa di molto “americano“, con un modello di ristorazione veloce radicalmente diverso dai nostri locali che si sono caratterizzati fin dall’inizio come ristoranti con servizio al tavolo. La sfida dei primi anni fu quella di puntare a una via decisamente italiana, sia nei layout dei locali che nei menu, lavorando molto anche sulla fidelizzazione dei nostri clienti. I quali ci hanno premiato, accompagnando lo sviluppo in tutta Italia. Superata la soglia dei 150 locali, abbiamo capito che il nostro know-how ci avrebbe permesso di sperimentare nuovi formati, seguendo anche le tendenze più moderne della ristorazione".

E sono nati nuovi marchi, come Billy Tacos e Calavera.

"La cucina messicana è poco conosciuta in Italia, con stereotipi che non rendono giustizia alla sua ricchezza e varietà. Non è un caso che l’Unesco l’abbia dichiarata Patrimonio dell’umanità. Abbiamo capito le potenzialità, soprattutto per il target giovani e giovanissimi, e nel 2015 è nato Calavera, ispirato alla famosa festa, "il Dia De Los Muertos, che i messicani celebrano al posto di Halloween. E due anni fa abbiamo lanciato Billy Tacos, la sua versione “veloce“, col risultato di avere già un’ottantina di locali tra i due brand".

Che ruolo ha la ristorazione all’interno del gruppo Cremonini?

"Cremonini, con la controllata Inalca, è il leader italiano nella produzione delle carni bovine e un’attività di ristorazione verticale sulla carne è sempre stata nelle corde della famiglia. Nonostante l’attività industriale abbia delle logiche molto differenti rispetto alla ristorazione, la visione imprenditoriale di lungo periodo è stata decisiva nella costruzione di un’azienda di successo che oggi conta 250 locali gestiti tutti direttamente. Inoltre, avere Inalca come fornitore ci dà garanzie assolute sulla filiera e sulla qualità, oltre alla capacità, allo stesso tempo, di avere le migliori carni al miglior prezzo".

Quali sono i progetti di crescita?

"Visto il successo, soprattutto tra i giovanissimi, stiamo spingendo molto sullo sviluppo di Billy Tacos, che da solo potrebbe arrivare ai cento locali nel 2023. In ogni caso, considerando tutti i brand, contiamo di aprire una cinquantina di nuovi locali il prossimo anno, puntando ad assumere oltre 600 giovani".

Riuscirete a trovarli in un settore che ha lanciato l’allarme per la difficoltà a individuare le figure professionali richieste?

"Il settore della ristorazione è stato tra quelli più danneggiati dalla pandemia. Mesi e mesi di inattività hanno portato moltissimi giovani a orientarsi verso altri settori e la ripartenza è stata molto faticosa dal punto di vista delle risorse umane. Noi offriamo stabilità, formazione e un percorso che può portare a fare una splendida carriera interna: abbiamo tutte le carte in regola per attrarre talenti".

Crescere oggi significa anche farlo in modo sostenibile.

"Nel settore alimentare tutti i discorsi seri sulla sostenibilità non possono prescindere dal valutare gli impatti lungo tutta la catena di fornitura. Nel caso delle carni questo è ancora più impellente, e noi possiamo contare sullo sforzo di Inalca per rendere sempre più sostenibile la sua filiera, fin dall’allevamento. In più stiamo dando il nostro contributo come ultimo anello della catena, come dimostra anche la prossima pubblicazione del nostro bilancio di sostenibilità".

Qual è il segreto per proporre con successo una ristorazione un po’ fuori dai canoni della cucina made in Italy?

"La nostra unicità nel panorama ristorativo italiano è sicuramente un punto di forza. Quella che raccontiamo e mettiamo in opera ogni giorno non è l’esperienza di una steakhouse, di un ristorante come gli altri ma è “l’esperienza Roadhouse“. Del resto il nostro è sempre stato un percorso di innovazione. Difficile a tratti, soprattutto all’inizio, ma che ha trovato un grande consenso. Siamo un locale di destinazione, punto di ritrovo di famiglie, amici, colleghi di lavoro che ci scelgono con convinzione e con la consapevolezza di seguire una proposta originale".

E anche premiata?

"Per il secondo anno consecutivo abbiamo ricevuto il riconoscimento “Insegna dell’anno“, che si affianca al premio Migliore Insegna, risultato di un’analisi profonda e indipendente promossa da Largo Consumo e realizzata da Ipsos con oltre 7.000 interviste. La valutazione dei consumatori ci ha visto ottenere ottimi punteggi in tutti gli aspetti della customer experience, eccellendo nei parametri Personale e Servizio, ulteriore conferma che gli sforzi nella formazione del personale e nella cura del cliente stanno facendo la differenza".