Mercoledì 24 Aprile 2024

Eurovision, una prova da duecento milioni di spettatori

"IL RAPPORTO con l’Eurovision Song Contest è iniziato l’anno scorso a Rotterdam, dove abbiamo curato il set vincente dei Måneskin" racconta Claudio Santucci dello studio Giò Forma parlando del kolossal eurovisivo e dell’apporto italiano alla sua organizzazione. "Il risultato ha indotto la Rai ad ingaggiarci a chiamata diretta anche per lo show di Torino. Tutto d’intesa col vicedirettore di RaiUno Claudio Fasulo, ‘executive producer’ dell’evento. Non abbiamo disegnato il palco, ma ci siamo dedicati completamente allo show realizzando materialmente quel che ci veniva chiesto; all’ESC, infatti, la gara non è solo di canzoni, ma anche di performance e quindi l’ideazione del set da parte del paese in gara vale quanto, o quasi, la sua proposta musicale. Un po’ come al ristorante, dove vai, hai un menù, ordini e alla fine paghi quello che hai consumato; puoi anche portarti qualcosa da casa, ma poi te lo devi far ‘cucinare’ in loco".

Santucci e i suoi collaboratori hanno seguito pure la parte di spettacolo fuori dalla gara, a cominciare dai set di Laura Pausini, Mika e Alessandro Cattelan. "Lì abbiamo creato i diversi momenti, compresa l’esibizione in esterni di Rockin’ 1000 che ha aperto la finalissima, il medley di Laura Pausini, quello di Mika, il set di Gigliola Cinquetti, quello dei Maneskin, ma anche la ‘flag parade’, la sfilata in stile olimpico dei partecipanti arrivati all’ultima sfida". Nonostante il coinvolgimento della Rai e dell’Ebu, i guadagni in un lavoro del genere non sono elevati "però essere parte di uno spettacolo che ‘parla’ a 200 milioni di telespettatori come l’Eurovision è di grandissima soddisfazione" ammette Santucci, che all’interno della Giò Forma segue la parte musicale, mentre Cristiana Picco è più operativa in campo operistico e moda, e Boje in quello architettonico "cosa abbastanza strana, perché in azienda sono io quello laureato in architettura, mentre Florian la sua laurea se l’è presa in scenografia all’Accademia di Brera" chiosa. "Il live nei nostri fatturati rimane importante, ma non ha un peso decisivo. Sul bilancio 2019, ad esempio, i concerti hanno inciso per il 25%, il teatro per il 6%, i progetti d’architettura per il 17% e gli altri eventi per il 52%. Gli ‘altri eventi’ sono quelli ‘corporate’, a cominciare da convention o lanci di prodotti commerciali, dalle auto alle collezioni di moda, mostre, ma anche iniziative legate alle ‘exibition’ multisensoriali delle grandi aziende".

Andrea Spinelli