Mercoledì 24 Aprile 2024

Emergenza alimentare, nuovo fronte dell’Occidente

Il vicedirettore generale della FAO, Maurizio Martina

Il vicedirettore generale della FAO, Maurizio Martina

SE LA GUERRA ha già sconvolto il mondo, ora rischia di affamarlo. Alle sanzioni ufficiali che puntano a mettere in difficoltà la Russia, Mosca risponde con contro sanzioni, non ufficiali, finalizzate a innescare una crisi alimentare globale e scatenare un caos geopolitico, commerciale e migratorio, prima di tutto in Africa, che possa sovvertire gli equilibri internazionali e mettere in difficoltà i Paesi europei. Russia e Ucraina rappresentano il 30% del mercato mondiale del grano, il 55% di quello di olio di semi di girasole, 20% del mais, 32% dell’orzo. E il 20% di quello dei fertilizzanti. Il blocco delle forniture sta mandando in crisi i Paesi in via di sviluppo, dove l’alimentazione si basa proprio su questi prodotti. Solo per fare un esempio, lo Sri Lanka ha smesso di ripagare le obbligazioni del proprio debito, sostanzialmente andando in default, pur di garantirsi l’acquisto di derrate alimentare. Nella vecchia Ceylon sono già scoppiate le rivolte. E potrebbero non essere le ultime. Ad oggi ci sono infatti 1 miliardo e 700 milioni di persone a rischio, di cui un terzo già in condizione di fame e povertà (dato Onu). E la situazione potrebbe peggiorare, poiché nel 2021 i prezzi alimentari sono aumentati del 30% e quest’anno potrebbero salire di un ulteriore 20% (dati Fao).

La preoccupazione è dilagante in Medio Oriente e Nordafrica, dove il pane è il principale mezzo di sussistenza e viene consumato in quantità triple rispetto a Europa e Stati Uniti. Potrebbero ricrearsi le condizioni che nel 2011 hanno innescato le Primavere Arabe, provocate proprio da un forte rincaro dei generi alimentari. Purtroppo, oltre al conflitto che rende difficili coltivazioni, raccolti e distribuzione in Ucraina (da sempre chiamata granaio d’Europa) sembra esserci la volontà di Putin di aggravare la situazione. Non è un caso che ci siano circa 60 navi cariche di grano bloccate di proposito nel Mar Nero e che il Cremlino stia già trattando con alcuni Paesi di quell’area, tra cui l’Egitto. L’obiettivo è sostituirsi a Kiev nelle forniture. Anche per questo si combatte la battaglia per il controllo del Mare d’Azov, strategico perché consente l’accesso al Mediterraneo.

Dell’argomento abbiamo parlato nella mia War Room e Marcello Minenna, Direttore dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, ha detto esplicitamente che "la situazione è pericolosa perché, oltre ai cambiamenti climatici e alla difficile congiuntura, c’è una cabina di regia che sta cercando di aggravare la situazione". C’era anche il vicedirettore generale della FAO, Maurizio Martina, secondo il quale si sta scatenando una "tempesta perfetta proprio a partire dall’Africa, con la probabilità che nel medio e breve periodo possano aumentare i flussi migratori, con particolare impatto per il Mediterraneo e l’Italia". Gli ha fatto eco l’ex viceministro agli Esteri, Mario Giro, secondo cui "35 Paesi africani si sono astenuti sulla condanna alla Russia perché, pur consapevoli di come stanno le cose, non dimenticano gli errori dell’Occidente sul loro territorio". Insomma, se la guerra delle armi è, per adesso, limitata all’Ucraina, quella del cibo è già mondiale. Prima il Covid e ora l’aggressione della Russia stanno cambiando sia la globalizzazione che gli equilibri internazionali. Per cui, oltre a sostituire il gas russo, dobbiamo anche cominciare a pensare a come sostituire il grano russo (e ucraino). Ci sono diverse azioni che possiamo fare, ma la prima in assoluto è guardare all’Africa, unico continente che ha ancora vasti terreni non coltivati e che non sono foreste, lasciato alla conquista (colonialista e imperialista) della Cina.

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