Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco Ecomet una miniera d’oro nata da rifiuti elettronici

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ERA IL 2012 QUANDO Alberto Tosoni, all’epoca studente di ingegneria al Politecnico di Milano, dai banchi dell’università lanciò l’idea di ricavare oro e metalli preziosi dai rifiuti elettronici. Gli diedero del matto, ma andò dritto per la sua strada, creando una startup modello per innovazione e sostenibilità. Aveva ragione: oggi Tosoni (foto in basso) è l’amministratore delegato di Ecomet Refining Srl, azienda con sede a Spino d’Adda, nel Cremonese. Lo stabilimento nata dalla startup vanta il più grande impianto in Italia di recupero di metalli preziosi (oro, argento, platino e palladio) da smartphone, computer, smartwatch e altri dispositivi elettronici. Si tratta, peraltro, di un sistema di recupero sostenibile, progettato per consumare poca energia e non disperdere sostanze inquinanti in atmosfera.

Ma come funziona questa miniera d’oro in versione contemporanea? Il processo di lavorazione si articola in diverse fasi: la prima è la cernita, ovvero la selezione e differenziazione dei materiali, eseguita interamente a mano. Poi è la volta della triturazione degli smartphone e delle altre materie prime: batterie da orologi, schede di centraline telefoniche, scarti orafi. I materiali entrano in un forno, progettato e realizzato dalla stessa Ecomet, che oggi vende i propri macchinari a diverse aziende del settore, in Europa e nel resto del mondo: si tratta, in effetti, di un forno innovativo, che funziona a una temperatura di 1500 gradi e non sviluppa le diossine rilasciate da gran parte degli inceneritori.

Dopo aver ottenuto la colata, lo step successivo è la lisciviazione, con cui si separa il rame, che diventa liquido, dai metalli preziosi, che restano solidi. Si arriva così al momento della raffinazione vera e propria, dapprima in recipienti rotanti e, infine, in laboratorio. Il risultato finale? È custodito in cassaforte: veri e propri lingotti di oro, argento, platino, rodio, iridio, rutenio. "Una piastra di palladio, del peso di circa 2 chilogrammi, non vale meno di 130mila euro", precisa Tosoni: questo metallo prezioso ha raggiunto, negli ultimi tempi, quotazioni elevatissime, per effetto della forte domanda di catalizzatori delle auto. Non si recuperano, invece, le cosiddette ‘terre rare’, elementi chimici utilizzati in moltissimi dispositivi elettronici e provenienti per oltre il 98% da depositi cinesi. "Tecnicamente sarebbe già possibile", sottolinea ancora Tosoni, "ma il valore relativamente basso rende la loro estrazione non sostenibile dal punto di vista economico".

Nello stabilimento di Spino D’Adda si lavorano quasi duemila tonnellate di rifiuti all’anno, da cui vengono ricavate circa 10 tonnellate di metalli preziosi. "Ora stiamo costruendo una nuova fabbrica a Treviglio, in provincia di Bergamo: sarà operativa entro il 2023 e produrrà dieci volte i volumi attuali, arrivando a circa 18mila tonnellate di rifiuti trattati", spiega ancora l’ad di Ecomet. Il rapporto con l’oro e gli altri metalli preziosi è un affare di famiglia: il bisnonno di Alberto era cercatore d’oro in Ticino, il nonno e il padre avevano una piccola azienda di recupero di metalli preziosi da scarti orafi, sia in Ticino che a Milano. Ma è con Alberto, che non ha ancora compiuto 40 anni, che l’attività di recupero ha fatto il salto di qualità decisivo: lo spin-off industriale da lui fondato opera nei più svariati settori, recuperando non solo rifiuti elettronici, ma anche rifiuti ospedalieri e odontoiatrici, sottoprodotti dell’estrazione mineraria di metalli, fanghi metallici e altri scarti dalla raffinazione e produzione di metalli misti.

"Il recupero di rifiuti – tecnologici e non solo – è il nostro futuro: la sopravvivenza dell’umanità dipenderà anche dalla nostra capacità di gestire i problemi ambientali", conclude Tosoni. "Noi, come azienda, proseguiremo su questa strada: nelle scorse settimane abbiamo stretto un accordo con due colossi dell’automotive per il recupero delle batterie al litio delle auto elettriche. Quello che mi auguro, come cittadino, è che in Italia le attività legate allo smaltimento e al riuso dei rifiuti siano più libere da cavilli burocratici: dovremmo spingere affinché sia avviata una raccolta differenziata e capillare dei rifiuti elettronici, che oggi vengono conferiti indistintamente alle isole ecologiche e trattati tutti allo stesso modo. Istituire dei punti di raccolta dedicati, ad esempio, ai vecchi cellulari sarebbe il primo passo verso un cambiamento reale". Di recente, Ecomet ha ufficializzato una partnership anche con lo stato di Città del Vaticano, già considerato all’avanguardia nelle operazioni di gestione e riciclaggio dei rifiuti. L’accordo prevede l’installazione di più punti di raccolta dedicati al materiale tecnologico, sia all’interno delle mura che nelle immediate vicinanze, con il coinvolgimento e la partecipazione attiva di scuole, istituzioni ecclesiali, ospedali e diocesi. L’obiettivo è la creazione, nel lungo periodo, di una filiera di raccolta consapevole: un vero e proprio modello di economia circolare, pensato per recuperare risorse che altrimenti andrebbero perdute, e restituirle alla comunità. "Si tratta di un progetto pilota che speriamo di estendere presto ad altre realtà, sia in Italia che all’estero", commenta infine Tosoni.