Mercoledì 24 Aprile 2024

Dai grandi live ai baretti, la crisi delle edizioni musicali

Un concerto di Vasco Rossi

Un concerto di Vasco Rossi

DA TRE MESI Roberto Razzini è il "managing director" di Sony Music Publishing Italia, nuovo incarico dopo una vita passata in Warner Music Group ricoprendo prima il ruolo di responsabile della promozione, poi di capo del settore internazionale e infine, per quasi un ventennio, di amministratore delegato di Warner Chappell Music Italiana. Ma da quattro anni Razzini è pure membro del Consiglio di Gestione della Siae, osservatorio privilegiato per valutare i termini di ripresa del comparto musica dopo la lunga crisi indotta dalla pandemia. "Il 2019, ultimo anno solare completamente ‘Covid free’, ha coinciso con un bilancio record per le attività di Siae, con una performance contributiva, per quanto riguarda il comparto musica, di circa 500 milioni di euro" racconta Razzini, classe 1963, "figlio d’arte" (il padre Romano era dirigente della Cgd), autore due anni fa di un saggio dai risvolti autobiografici sull’evoluzione del mercato musicale quale "Dal vinile a Spotify". "Oltre la metà di quei 500 milioni proveniva dal ‘performing’, ovvero dal baretto sul lungomare di Igea Marina come dai concerti di Vasco Rossi a San Siro. Cifra che inserisce l’Italia nella top ten delle nazioni più ‘performanti’ per quel che riguarda la gestione del diritto d’autore".

Quanto ad edizioni musicali, il mondo della musica ha una varietà d’indotti e d’introiti che spaziano tantissimo.

"…E che lo sviluppo della tecnologia ha allargato in maniera ‘orizzontale’. Nei decenni passati, infatti, c’era una ‘verticalità’ limitata di fatto al ‘performing’, vale a dire la pubblica esecuzione, e al comparto ‘fonomeccanico’, il disco. L’avvento delle piattaforme digitali e della musica liquida ha allargato l’utilizzo, rendendo particolarmente impegnativa per Siae la sfida di monitorare le molteplici attività. Basta pensare, ad esempio, alla musica d’ambiente che ascoltiamo in ascensore, dal dentista o al centro commerciale".

Cosa è accaduto nel 2020?

"Nel febbraio di quell’anno siamo stati travolti da una situazione totalmente inedita che, per effetto del lockdown e delle restrizioni, ha portato ad un crollo verticale del ‘performing’ e quindi di una quota che nelle economie Siae rappresenta il 40-45% dei 500 milioni di cui sopra. Ha retto solo il settore dell’emittenza, ovvero tv, satellitare e radiofonia".

Conseguenze?

"Al crollo dei proventi dal settore del live è corrisposto un boom di quello digitale, a cominciare da Tik Tok. Nonostante qualche tour acustico e altre sporadiche iniziative, infatti, nel 2020 il comparto live è rimasto a zero o quasi. Grazie alla campagna vaccinale e ad un allentamento delle restrizioni il 2021 è stato un poco più generoso, ma comunque lontano dai vertici raggiunti nel 2019. Questo nonostante il digitale fosse frattanto passato dal 6% a circa il 17% d’incidenza".

E il 2022?

"Col grande ritorno della musica dal vivo, le condizioni perché l’anno in corso possa riportarci vicini ai livelli del 2019 sembrano esserci tutte. Tra concerti da recuperare e di nuova pianificazione abbiamo il problema inverso rispetto a quello degli ultimi due anni, ovvero un’offerta notevolissima. Tant’è che, per evitare l’assembramento, artisti come Tiziano Ferro hanno scelto la strada della ‘ripartenza intelligente’ spostando i propri live direttamente al 2023".