Giovedì 18 Aprile 2024

"COSÌ CEFLA RIVOLUZIONA IL FUTURO DEGLI STUDI DENTISTICI"

NON SONO MOLTE le aziende come questa. Un gruppo industriale multibusiness, impegnato in quattro ambiti produttivi, molto differenti fra loro e ognuno con una business unit dedicata, un fatturato da 531 milioni di euro, un ebitda di 55,5 milioni, un utile netto consolidato di 31 milioni, una quota export che supera il 50%, 55mila clienti in tutto il mondo, 1.825 dipendenti, un modernissimo quartier generale a Imola che continua a rinnovarsi, una trentina di filiali produttive e commerciali in tutto il mondo. Un nome, Cefla, che tutti i dentisti conoscono perché la sua business unit ‘medical equipment’ è il primo produttore al mondo di ‘riuniti’ ( l’attrezzatura da lavoro più la poltrona). Ne producono 10mila all’anno, li trovate negli studi dentistici di Milano, Berlino, Parigi, Dubai e New York. Il comparto medicale di Cefla è un po’ il suo fiore all’occhiello, un’eccellenza produttiva di grande innovazione suddivisa in sei diversi brand, tutti molto conosciuti e apprezzati dai professionisti del settore (Castellini, Stern Weber, MyRay, NewTom, Mocom, Biosafin, Anthos). Si va dai ‘riuniti’ ad alta tecnologia alle apparecchiature da sterilizzazione medicale, fino ai più sofisticati sistemi di radiologia. Insomma, tutto ciò che serve a un dentista. Proprio poco tempo fa al San Raffaele di Milano la Cefla ha celebrato i 25 anni del suo marchio NewTom presentando l’ultimo modello di un prodotto che migliora non di poco i sistemi di diagnostica per immagini. Il nuovo dispositivo ha i vantaggi dell’immagine tridimensionale con una risoluzione maggiore e una dose di radiazioni inferiore, garantendo precisione diagnostica e minore invasività. Ma l’azienda, oltre al medicale che copre tutto il settore odontoiatrico, ha altre tre aree di produzione molto significative: l’engineering (impiantistica civile, industriale e per il settore energia), finishing (macchine e impianti per la verniciatura, la finitura e la stampa digitale) e il lighting (specializzata nello sviluppo di tecnologia led). Paolo Bussolari, 58 anni, è il direttore generale di Cefla. Con lui parliamo delle difficoltà ma anche delle opportunità e delle sfide di guidare un gruppo dai tanti volti ma con un’unica identità.

La sua è un’azienda con quattro divisioni che fanno prodotti molto diversi fra loro, con logiche e dinamiche molto differenti. Cosa hanno in comune?

"Siamo uniti dallo stesso spirito di corpo. Ciascuna business unit ha una forte autonomia per essere vicini al mercato, ma centralmente manteniamo un’unica amministrazione. Ci unisce poi l’innovazione che è nel dna di Cefla e i continui investimenti in ricerca e sviluppo".

Lavorate molto con l’estero?

"Sì, il primo mercato è l’Europa. Le due business unit medical e finishing hanno una quota di export superiore all’80 per cento mentre engineering che opera nel settore delle costruzioni svolge la sua attività quasi esclusivamente in Italia, quindi la media export del gruppo Cefla è attorno al 50%".

Sul fatturato totale del 2020 quali sono i settori che pesano di più?

"Sicuramente il medical e l’ engineering che da soli fanno quasi poco meno di 200 milioni, mentre il finishing è sui 90. Quest’anno stiamo lavorando per arrivare ad avvicinarci ai numeri del 2019 dopo un anno che per i noti motivi è stato pesante per tutti, sia umanamente che economicamente".

Mi pare di capire che molto dipenderà dall’andamento del Medical. Come vede il mercato in questo momento nel settore odontoiatrico?

"È un settore che riguarda la salute e l’estetica e che è stato severamente colpito dal Covid (pensiamo solo agli studi dentistici chiusi nei due mesi più duri) ma che è tornato ad essere dinamico e vivace con una ripresa della propensione agli investimenti sulle attrezzature odontoiatriche. Nuove tecnologie spingono e trainano le crescita".

Per una azienda come la vostra innovazione e ricerca hanno un’importanza fondamentale. Quanto investite?

"Per la parte medicale abbiamo investito il 5 per cento del fatturato. Siamo quelli che investiamo più di tutti sia sulla gamma dei prodotti che sui processi industriali".

Sul medicale i vostri principali competitor dove sono?

"Nel mondo ci sono un paio di colossi negli Stati Uniti con i quali dobbiamo fare i conti, in Italia nessuno è come noi, siamo i numeri uno".

Oltre alle nuove tecnologie avete investito anche in altri settori?"

"Certo, abbiamo continuato a investire anche sull’attrezzatura tradizionale che comunque è un pilastro e quindi su tutte e tre le linee di prodotto che sono i riuniti, le autoclavi e la radiologia".

Avete fatto acquisizioni recenti? Avete in animo di farne altre?

"Ne abbiamo fatto una l’anno scorso, una trading company distributiva polacca che faceva una quindicina di milioni di fatturato presa per evitare che finisse in altri mani, l’anno prima avevamo acquisito una piccola azienda di impianti. Questo per il medicale. Nella divisione engineering abbiamo acquisito un’azienda di ingegneria tedesca. Sono tutte acquisizioni di piccolo cabotaggio, se così possiamo dire, ma in questo momento l’azienda è finanziariamente molto solida e non è da escludere che ce ne possano essere anche altre piu’ significative in un prossimo futuro".

Il settore del finishing, invece che momento sta attraversando?

"Sta conoscendo una ripresa. è un settore molto piccolo rispetto agli altri ma che e’ leader mondiale nella seconda lavorazione del legno".