Giovedì 25 Aprile 2024

Bollette quadruplicate Centomila aziende a rischio

Migration

IL DECRETO a cui sta lavorando il governo per rilanciare la produzione di gas da cedere a prezzo calmierato all’industria potrebbe non bastare. Chimica, ceramica, tessile, vetro, acciaio: sono almeno centomila le aziende a rischio chiusura per bollette quadruplicate in un anno. Colpa, è vero, dell’aggressione della Russia all’Ucraina e della conseguente crisi energetica. Ma colpa, anche e forse soprattutto, di scelte sbagliate del passato, vicino e remoto, tra immobilismo e ostruzionismo diffuso. Il tutto mentre continuavamo a staccare ricchi assegni al Cremlino per accendere la luce.

Il piano di razionamento del Ministero della Transizione Ecologica punta a ridurre di 5,3 miliardi di metri cubi il nostro consumo di gas. Al di là di alcune misure di dubbia efficacia – davvero vogliamo affrontare il problema abbassando la temperatura dell’acqua della doccia? – non sarà sufficiente. Solo per fare un bilancio, infatti, i consumi di elettricità nelle case pesano per il 10% del totale, mentre quella pubblica è pari al 5%, per cui anche estendendo a tutto l’anno l’ora legale il calo dei consumi di gas non andrebbe oltre 0,2 metri cubi annui. Una inezia. Bisogna guardare di più a manifattura, industria e imprese. Ma c’è un altro bilancio ancora più deprimente. Oggi estraiamo 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma vent’anni fa erano 15. Mancano quindi 12 miliardi all’appello, che sarebbero più del doppio di quanto dovremmo risparmiare. In pratica, se fossimo rimasti su quei livelli oggi non dovremmo (ancora) razionare nulla e non saremmo nemmeno costretti a bruciare carbone.

Purtroppo, avendo nei decenni tagliato la produzione di gas, l’Italia si è trovata in posizione debole verso la Russia, visto che nel 2021 abbiamo importato da Mosca il 40% dei 70 miliardi di metri cubi consumati. Oggi la situazione è leggermente migliorata, visto che 7-8 miliardi di metri cubi in più arriveranno dall’Algeria. Ma si tratta di una delle tante correzioni dopo decenni di misfatti. Per esempio, in primavera si è riaperta l’attività estrattiva dal sottosuolo, facendo dietrofront rispetto alla decisione del governo gialloverde del 2019, che vietò la ricerca di nuovi giacimenti. Un paradosso, sia perché i paesi confinanti continuavano l’attività a pochi chilometri dalle nostre coste, sia perché si potrebbe arrivare a estrarre circa 30 miliardi di metri cubi con un costo di 5 centesimi al metro cubo, una frazione piccolissima di quanto costa importarlo. Ma ci sono altri ambiti in cui è necessario cambiare rotta. A cominciare dalle infrastrutture.

Il Tap, gasdotto che qualcuno osteggiava fino alle barricate, oggi ci rende più ‘liberi’ dall’estero e abbassa di circa il 10% il costo della bolletta. E infatti si parla di un raddoppio, alla faccia di chi non lo voleva per salvare una cinquantina di ulivi del Salento (che sono stati comunque ripiantati, se sopravvissuti alla Xylella...). Lo stesso vale per i rigassificatori, che sarebbero necessari a liberarci dalla dipendenza del gas russo. Per cui non si capisce perché in molti – anche nelle istituzioni – si oppongano a quello di Piombino, che sarebbe pronto a partire subito. More solito, si persevera negli errori. La stessa follia la riscontriamo sul nucleare. Non solo perché oggi abbiamo la conferma che ha salvato la Francia dal ricatto russo (e infatti la maggioranza degli italiani considera la vera possibilità), ma soprattutto perché ci si avvia a sviluppare reattori di quarta generazione, più puliti e sicuri, che potrebbero rappresentare una svolta sia per le nostre forniture che per l’ambiente, anche se tra alcuni anni.

(twitter @ecisnetto)