Babbi festeggia 70 anni di wafer con un dolce Sol Levante

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È ANDATA oltre le fin più rosee previsioni, la storia dell’impresa dolciaria cesenate Babbi, rispetto alle aspettative di Attilio Babbi e del figlio Giulio che nel 1952 la fondarono a Cesena. O forse no: se consideriamo l’ottimismo non sprovveduto, ma quello dell’imprenditore di razza che mai perde la bussola della fiducia, pilastro della dolcissima vicenda aziendale di un’azienda familiare che ha fatto scuola.

La dinastia si è allungata alla quarta generazione, wafers e viennesi continuano ad essere il delizioso biglietto da visita aziendale, la ripresa post-pandemica si sta rivelando eccezionale e sono stati da poco acquisiti i terreni per l’ampliamento dello stabilimento aziendale che dal 1990 troneggia sulla via Emilia, nel comune di Bertinoro. Il 10 ottobre scorso il galà del compleanno è stato un evento di respiro internazionale: celebrato al palazzetto dello Sport di Cesena con 600 ospiti, gli oltre duecento dipendenti, centinaia di rappresentanti italiani e esteri, venuti anche da altri continenti, rappresentanti delle istituzioni, sindaci, vecchi amministratori, uno stuolo di amici. E c’è voluto il comico Paolo Cevoli a stemperare l’emozione e la solennità quando sul palco sono saliti il patriarca e i figli a salutare gli astanti.

"I prodotti dolciari rappresentano il 25% del nostri fatturato – premette Giulio Babbi, 94 anni, che ogni giorno guida la macchina per andare in azienda e inizia immancabilmente la giornata sbrogliando tutta la posta (e la parte nettamente più cospicua dell’attività riguarda gli ingredienti per il gelato). Ma so bene che il nostro lustro sono sempre i viennesi, waferini e babbini. Li ho portati anche a Pertini e Andreotti, che ne andavano pazzi, per rimanere ai miei tempi".

"Appena diplomato ragioniere – rievoca Giulio Babbi – ho iniziato ad affiancare il babbo, subito dopo la guerra. Lui cominciò da rappresentante di prodotti dolciari, poi si mise in proprio: iniziammo a produrre coni, quindi Attilio che era la mente brevettò la ricetta dei viennesi e dei waferini e ci lanciammo. Da una stanzetta in centro storico, ci spostammo in via Pietro Turchi, nel quartiere di Madonna delle Rose. Stabilimento e casa collegati: tutt’uno. Nel tempo sono entrati in azienda i figli Gianni, Carlo e Piero e poi cinque nipoti".

"Sono sceso dai piani alti", sussurra sornione con un sorrisetto, lascio fare ai figli con i nipoti e i direttori. "A me basta l’ufficietto accanto allo spaccio aziendale, perché mi piace vedere i clienti che acquistano i prodotti dolciari, come mi piaceva da ragazzo nella vecchia sede quando entravano anche i big della politica e dello spettacolo. Sotto Natale mi diverto un mondo". E ancora: "Ai ragazzi e ai collaboratori – aggiunge il patriarca – dico sempre: restate uniti, crescete un passo alla volta e non datela mai per vinta. Quando mio padre, che se ne è andato a 97 anni nel 2003, dopo tre anni di prove mise a punto la ricetta dei viennesi, io andai dai bar cesenati per venderli. Un capolavoro, dissero tutti, ma nessuno li comprò perché erano prodotti da un cesenate. È stato lì che è iniziata la mia carriera di venditore, con tigna e orgoglio: mi misi in moto verso le pasticcerie e i bar caffé di Milano, Firenze e Bologna e in poche settimane raccolsi centinaia e centinaia di ordini. Io ho vissuto più di un terzo della vita in macchina, a fare in venditore".

Dalle prime migliaia di lire incassate si è passato così ai 44 milioni di euro su cui si attesta il fatturato annuo odierno. "Chiuderemo il 2022 con una crescita del 35% rispetto all’anno scorso – informa Gianni Babbi direttore Marketing e owner della ’Babbi’ – dopo che il 2021 ha fatto registrare un incremento dell’8,5% rispetto al 2019. L’unico anno dei settanta di storia che il fatturato non è cresciuto è stato il 2020, nel tunnel del Covid. Oggi siamo presenti in oltre cento Paesi del mondo, ed è in Giappone che i prodotti dolciari hanno il loro terreno di elezione: vi abbiamo aperto anche un Babbi Caffè, sul modello di quello avviato nel centro della città. Per il 70° anniversario della fondazione, abbiamo declinato i gioielli della nostra tradizione dolciaria, waferini e viennesi, nei gusti di gelato creando il kit waferini Romagna composti dalla pasta waferini Vaniglia e dal variegato waferini nocciola. Come chiudere il cerchio delle nostre due divisioni produttive".

Giulio Babbi, intanto, nel suo ufficietto vicino allo spaccio, non perde un colpo e pianifica. "Li ho i progetti, eccome se li ho – riprende il cofondatore –. La nuova sfida è la costruzione dei nuovi stabilimenti per la logistica. Li vorrei vedere innalzati e completati, a Dio piacendo". "Durante il Covid – confida – la cosa più dura per me è stata non muoversi e allora ho impiegato il tempo scrivendo con un amico un libro sulla storia della mia vita e dell’azienda. Me lo avevano chiesto i nipoti: nonno, metti su carta gli aneddoti che ci racconti la domenica a pranzo. Pensare al passato non mi immalinconisce e sono stato al gioco. Ho messo in fila i ricordi".

"Un ricordo che non vorrei svanisse mai?", il patriarca chiude in elegia. "Questo: rivedo lo sguardo su di me di papa Ratzinger, che ricevette privatamente la mia famiglia nel 2010, mentre indica i viennesi che aveva appena assaggiato, dicendo: ‘Questa è la gloria di Dio in terra’".