Mercoledì 24 Aprile 2024

"Attenti al caro bollette Impatta anche sulla musica"

VINICIO CAPOSSELA e Alessandra Ferri, Alice e il violinista tedesco David Garrett o, ancora, Federico Buffa, Tony Hadley, Carlo Lucarelli, Elio, Extraliscio, Simone Cristicchi, Tullio Solenghi. L’attività della carpigiana Imarts, acronimo di International Music and Arts, spazia dalla musica contemporanea, alla classica, alla danza e al teatro. Una creatura di Francesco Cattini, ex violinista divenuto agente, manager, produttore discografico e cinematografico di uno stuolo di grandi artisti tra cui Franco Battiato.

Facciamo una panoramica delle vostre attività?

"Il core business di International Music and Arts è la musica, mentre Imarts Media è la società creata per occuparsi prevalentemente delle produzioni teatrali, e Imarts Master’s Voice per gestire il Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme".

Come ha impattato la crisi in questi ultimi tre anni?

"Prima del Covid il fatturato annuo delle tre società ammontava a circa 10 milioni l’anno. Nel 2020 abbiamo tenuto accesa la fiammella mettendo a bilancio 1 milione 817 mila euro. Nonostante l’inattività dei primi tre mesi, il 2021 siamo arrivati a 6 milioni 38 mila euro, quindi circa il 60% del fatturato pre-pandemia, ma, grazie anche ai ristori del Ministero della cultura che del Ministero dell’economia, ci siamo rimessi in carreggiata".

Qual è ora la situazione?

"L’andamento del 2022 è in linea con quello delle annate 2018 e 2019. Più del Covid ora a preoccupare sono il caro bollette e il diminuito potere di spesa delle famiglie. E a patire le ricadute di questo stato di cose sono soprattutto i settori afferenti la musica classica e il teatro".

Strascichi del Covid?

"Difficile generalizzare, ma, esclusi quei grandi artisti per cui si scatena subito la caccia al biglietto, il pubblico attende più di un tempo a fare i suoi acquisti e la prevendita cresce solo negli ultimi 15-20 giorni. Tanti artisti sono abbagliati dall’idea del sold-out, ma i tempi sono quelli che sono e, con realismo, quando la sala è piena per il 70-80% si può già essere soddisfatti".

Vista la molteplicità di generi, come si dividono le entrate del suo gruppo?

"Grossomodo il 50% del fatturato arriva dalla musica contemporanea, il 25% dal teatro, il 18% danza e il 7% classica. Alla contemporanea penso io, mentre gli altri responsabili sono Isabella Ruggeri per il teatro, Roberta Righi per la danza e l’ex viola della Scala Danilo Rossi, assieme a Veronica Radigna, per la classica".

L’anno prossimo sono 35 anni d’attività.

"Ho cominciato questo lavoro nel 1988 fondando Modena International Music. Il cambio di denominazione è arrivato nel 2008 con la vendita della società a Sony Music Entertainment. E quando nel 2015 me la sono ricomprata, ho mantenuto il nome".

L’interesse diretto delle grandi multinazionali del disco per la musica live è durato meno di un decennio.

"Alla fine, debbono essersi rese conto che non era il loro business. L’approccio era sensato, ma probabilmente nei diversi Paesi non è stato semplice né profittevole gestire tutta la filiera. Per me, comunque, sono stati sette anni utili. In cui ho imparato tanto".

Visti i tempi, com’è possibile risparmiare senza perdere di qualità?

"Si parla tanto di tetto al prezzo del gas, ma forse ce ne vorrebbe uno anche a quello dell’entertainment".