Imballaggi: Roma contro la norma Ue Danno all’Italia, campione del riciclo

Le imprese, appoggiate dal governo: la proposta rischia di vanificare gli sforzi e gli investimenti compiuti

Imballaggi: Roma contro la norma Ue  Danno all’Italia, campione del riciclo

Imballaggi: Roma contro la norma Ue Danno all’Italia, campione del riciclo

di Elena Comelli

Le imprese italiane dell’economia circolare si schierano contro la proposta di Regolamento della Commissione Ue sugli imballaggi, che favorisce il riuso rispetto al riciclo. A loro avviso, la norma rovina il comparto italiano del recupero, il primo in Europa. Anche il governo ribadisce la sua contrarietà alla bozza, per le stesse ragioni. Nel 2021, in base agli ultimi dati disponibili, l’economia circolare degli imballaggi ha recuperato in Italia il 73,3% della materia immessa sul mercato: 10 milioni e 550mila tonnellate, superando con ampio anticipo l’obiettivo del 65% di riciclo totale degli imballaggi previsto dalle normative europee entro il 2025. Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi, già applicato in 13 Paesi su 27, ha come obiettivo principale quello di ridurre i rifiuti da imballaggio del 15% entro il 2040 rispetto al 2018, partendo da un taglio del 5% entro il 2030.

L’idea è quindi non aumentare il riciclo, ma ridurre a monte il volume dei rifiuti da imballaggio. Il motivo è semplice: in media ogni cittadino europeo genera quasi 180 chili di rifiuti da imballaggio all’anno sotto forma di bottigliette di plastica, lattine di alluminio, contenitori monouso per il cibo d’asporto, flaconi e così via. Se il loro utilizzo continuerà con i trend attuali, entro il 2030 ci sarà un aumento del 19% di questa tipologia di rifiuti, con punte del 46% per quelli in plastica. In presenza di un boom di questo tipo, non c’è riciclo che tenga.

Per questo la Commissione punta a ridurre la valanga di questi rifiuti alla fonte. Il nuovo regolamento della Commissione, inoltre, favorisce il riuso rispetto al riciclo e prevede l’introduzione obbligatoria in tutta l’Unione, a partire dal primo gennaio 2029, di un deposito cauzionale per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a tre litri, fatta eccezione per i contenitori di latte e derivati, vino e alcolici.

Il funzionamento è semplice: al momento dell’acquisto di una bottiglia d’acqua, di una lattina di birra o di una bibita in vetro il consumatore versa una piccola cauzione (poche decine di centesimi di euro), che gli viene restituita nel momento in cui conferisce il vuoto in appositi contenitori, che si trovano all’interno di tutti i supermercati. Si tratta di un sistema già ampiamente diffuso in Europa, ma mai applicato in Italia. Attualmente sono 13 i Paesi europei in cui è attivo, per un totale di 144 milioni di consumatori coinvolti: il tasso di raccolta medio è del 91%, con punte del 92% in Norvegia, del 96% in Finlandia e del 98% in Germania, come certifica l’edizione 2022 del "Global Deposit Book".

Il governo italiano, però, è in prima linea contro la proposta. "Prescrivere metodi e soluzioni uguali per tutti gli Stati membri, senza alcun tipo di differenziazione, non ci sembra la soluzione migliore", ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Per Utilitalia, "l’Unione europea, una volta fissati gli obiettivi, deve lasciare liberi gli stati sugli strumenti per raggiungerli". La proposta della Commissione, secondo la direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, "rischia di vanificare gli sforzi e gli investimenti compiuti" di un settore con un giro d’affari di oltre 10 miliardi, che dà lavoro a oltre 200mila persone.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro