Giovedì 18 Aprile 2024

Il turismo spinge il Pil Ma ai nostri musei servono ambasciatori

Bruno

Villois

I numeri del turismo guardano al bello. Nelle località marine giugno ha raggiunto livelli pari al 2019. Sulla Riviera Adriatica la presenza straniera è in pieno recupero, anche se limitata a chi proviene dai Paesi confinanti. Meno bene sta andando per le città d’arte, con in testa le tre capitali, Roma, Venezia e Firenze, che stanno migliorando in rapporto al 2020 ma sono lontanissime dal 2019. Milano, che punta sia sul turismo del tempo libero, che su quello legato al business, stenta ma rialza la testa. Parte rilevante degli hotel di alta fascia ha riaperto i battenti e le prenotazioni per i mesi invernali cominciano ad infittirsi, tanto da far sperare in una piena ripresa dei flussi già da fine anno. Il turismo proveniente dall’estero, Usa e Europa del Nord in prima fila, rappresenta una fonte insostituibile per il Pil interno. Nel 2019, tra impatto diretto, indiretto e indotto, il turismo superava i 180 miliardi di euro (contro gli oltre 210 miliardi della Francia) e incideva per oltre l’11% sul Pil nazionale (contro il 17% della Spagna), numeri che avevano spazio per aumentare dell’8% annuo, completamente azzerata nel 2020. Adesso serve una politica espansiva basata su una comunicazione vincente, che poggi sul nostro straordinario patrimonio artistico, i cui campioni sono gli Uffizi, Brera e i Musei Vaticani. Musei straordinari, il cui totale di visitatori messi insieme però non raggiunge quello del Louvre e del Moma di New York. Tra i primi 10 musei del mondo per l’Italia ci sono solo i musei Vaticani, che tecnicamente appartengono a un altro Stato. Serve un monumentale progetto che potrebbe puntare sull’apertura di sedi estere di Brera e Uffizi, che fungessero da ambasciatori, come fa ad esempio il Louvre in alcuni Paesi arabi per la Francia.

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