Il Tar non potrà fermare le opere del Recovery

Impossibile bloccare i cantieri col semplice ricorso amministrativo. Modello unico in tutta Italia per accedere al Superbonus

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Il ricorso al Tar non sarà più motivo sufficiente per interrompere i lavori di un’opera pubblica. Almeno di quelle inserite nel Pnrr. La novità è stata aggiunta all’ultimo minuto nel decreto Recovery approvato alla Camera, garantendo così, sottolinea il ministro della P.A. Renato Brunetta, primo sponsor della misura, che l’Italia potrà "procedere in velocità, senza pregiudicare le legittime tutele per le imprese". Ora, approvate le norme sulla governance e sulle semplificazioni, rivendica il ministro, il nostro Paese "potrà ottenere a breve l’anticipo di 25 miliardi" delle risorse negoziate con l’Europa. Probabilmente nel giro di due-tre settimane, come annunciato dal Commissario europeo al bilancio Johannes Hahn. La svolta per i progetti del Piano sta in questo: in caso di impugnazione degli atti relativi alle procedure di affidamento dei contratti, si applicheranno per gli investimenti pubblici legati al Recovery le disposizioni del codice del processo amministrativo che riguardano le controversie relative alle infrastrutture strategiche.

Quindi niente blocco dei cantieri e niente tira e molla tra le imprese, visto che nella prassi lo spettro del Tar viene spesso agitato dalle aziende non assegnatarie che puntano a ottenere almeno il subappalto.

Alla novità inserita direttamente nel decreto, sta peraltro per aggiungersene un’altra non legislativa che renderà ancora più facile ricorrere al Superbonus, già ampliamente semplificato sia nella versione originaria del decreto che in quella uscita, rivista e corretta, dalla Camera. "Per assicurare la massima operatività e l’uniforme applicazione delle semplificazioni su tutto il territorio nazionale", spiega il ministero della Pubblica amministrazione, il Dipartimento della Funzione pubblica, Regioni, Anci e altre amministrazioni stanno mettendo a punto un modulo per presentare al Comune la comunicazione dei lavori per il superbonus (Cila-Superbonus), valido su tutto il territorio nazionale.

Un modello unico che eliminerà le differenze sul territorio. Con il decreto, il ricorso alla Cila è diventato l’unico passo necessario per chiedere l’agevolazione al 110%. Il Parlamento ha infatti chiarito che, anche in caso di interventi strutturali, per procedere ai lavori di riqualificazione basterà la sola comunicazione di inizio lavori e non servirà la Scia. In più, per le opere di "edilizia libera" nella Cila è richiesta la sola descrizione dell’intervento, mentre in caso di variazioni in corso d’opera basterà comunicarle a fine lavori come integrazione della stessa Comunicazione originaria.

Tra le semplificazioni anche quelle che riguardano il cappotto termico, con la deroga alle distanze minime fra i palazzi, e i pannelli fotovoltaici che - purché integrati e non riflettenti - potranno essere montati anche nelle cosiddette zone A delle città, non i centri storici veri e propri, spiega la presidente della Commissione attività produttive Martina Nardi, ma i quartieri inseriti comunque dal 1968 in quella classificazione. In caso di errori formali, "che non arrecano pregiudizio all’esercizio delle azioni di controllo", non è prevista la decadenza delle agevolazioni.