Il riso italiano dribbla l’emergenza Crescono le vendite e i prezzi

Forte domanda durante il lockdown della Fase 1

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Il mercato del riso si è surriscaldato con l’esplosione della pandemia. Dopo un avvio d’anno sostanzialmente stabile, nelle prime settimane dell’emergenza Covid-19 si è verificato, invece, un aumento delle vendite nella Gdo che ha provocato un forte rialzo dei prezzi all’ingrosso nei listini delle Camere di Commercio e delle Borse Merci italiane. Un incremento osservato sia per il riso lavorato che, a monte della filiera, per i risoni. Un trend che si è affievolito nella seconda metà di aprile.

Le varietà da risotto (Arborio, Carnaroli, Vialone nano), maggiormente richieste dai consumatori durante la Fase 1 dell’emergenza, hanno registrato i maggiori rialzi. Nell’arco di due mesi, tra inizio marzo e fine aprile, il prezzo del Carnaroli è cresciuto del 20% circa. Ancora di più l’Arborio e il Roma che ha segnato +30%. In aumento anche il Baldo, sebbene meno accentuato (+13,5%). Tra le altre varietà, circa il +20% è stato rilevato anche per i prezzi dei risoni Indica, caratterizzati da grani stretti, lunghi ed appuntiti come il Riso Basmati. Gli aumenti, oltre che dalla emergenza virus, sono dovuti ad uno scenario internazionale segnato da quotazioni tornate alte a causa delle restrizioni delle esportazioni in Vietnam e dalla siccità che hanno colpito importanti paesi produttori come la Thailandia.

L’Italia è il primo paese produttore di riso in Europa. Nel 2018 le superfici dedicate (pur diminuite del 5% rispetto all’anno precedente) hanno raggiunto i 218mila ettari coltivati da quasi 4mila aziende. Con oltre 200 varietà iscritte al registro nazionale l’Italia ha la leadership di settore in Europa, assicurando oltre il 50% della produzione totale di riso europeo. Il riso italiano si distingue da quello coltivato nel resto del mondo grazie a varietà tipiche e apprezzatissime come il Carnaroli, l’Arborio, il Vialone Nano, il S. Andrea e il Baldo. Produzioni di eccellenza, valorizzate grazie ai marchi DOP e IGP che riconoscono le specificità dei territori di origine, come la Baraggia biellese e vercellese, o le aree geografiche tipiche del Carnaroli pavese, il Vialone Nano veronese, il riso del Delta del Po. In Europa, in cinque anni, la quota di mercato del riso europeo si è ridotta dal 61% al 29%, le superfici quasi del 40%, a causa della concorrenza sleale delle importazioni da Cambogia e Myanmar (lievitate da 27mila a 300mila tonnellate) finchè l’Europa non ha ripristinato i dazi a fine 2018.

Un risultato importante è stato raggiunto con l’apertura del mercato cinese alle nostre varietà. "Il riso italiano è apprezzato in tutto il mondo: ottenere questo riconoscimento anche dalla Cina lancia un messaggio di fiducia e incoraggiamento ai tanti risicoltori e alle imprese italiane impegnati a garantire le forniture di cibo sano e di alta qualità", commenta la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. "Con l’accordo siglato, le qualità del riso italiano da risotto vengono ulteriormente riconosciute e potranno, sempre più, esser apprezzate anche dai cittadini cinesi, i maggiori consumatori al mondo di questo alimento".

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