Giovedì 25 Aprile 2024

Il post pandemia spinge gli Npl Le banche: non svendere i crediti

Più rischi per gli istituti con la fine delle moratorie. Visco: "Gli incentivi alle imprese siano ritirati gradualmente"

Migration

di Elena Comelli

In due anni sono cresciuti risparmio e povertà. Insieme. Questo significa che la pandemia ha allargato le disuguaglianze esistenti e ha scavato un solco fra quanti hanno mantenuto un buon reddito, destinando a risparmio quello che non poteva andare in consumi, e quanti hanno visto peggiorare la propria situazione economica e hanno attinto ai risparmi che avevano per andare avanti ogni giorno. È uno dei temi portanti della Giornata mondiale del risparmio, celebrata ieri dall’Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio, sull’onda delle speranze per la ripresa. Speranze citate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un telegramma al presidente dell’Acri, Francesco Profumo: il "miglior clima di fiducia" rispetto a un anno fa, ha detto il presidente, "potrà contribuire a mobilitare rapidamente una preziosa risorsa, come quella del risparmio delle famiglie, tutelata dalla Costituzione, contribuendo alla ripartenza".

Profumo, da parte sua, ha auspicato che quel risparmio si possa convogliare "in fruttuosi investimenti per il futuro del Paese", impresa per la quale non bastano "gli incentivi fiscali", ma serve portare avanti la campagna vaccinale, "il riavvio delle attività, le progressive riaperture dei luoghi di svago e di aggregazione, la riattivazione delle scuole in presenza". Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha riconosciuto che "è una sfida non facile" realizzare l’obiettivo di raddoppiare il flusso degli investimenti per colmare il gap italiano sulla media europea, anche se una spinta arriverà dal volano degli investimenti pubblici della legge di bilancio, da nuovi incentivi a Industria 4.0 e ulteriori garanzie alle Pmi. In questa difficile congiuntura, però, gli aiuti non possono durare in eterno.

Certo, le sofferenze nette sono ai minimi dal 2009, segno che le banche in questi mesi hanno ceduto e gestito gli Npl ma la moratoria decisa per contrastare la crisi Covid scadrà a fine anno. I crediti ancora in bonis ma che registrano un aumento del rischio sono in crescita e, secondo gli ultimi dati diffusi ad aprile, erano 239 miliardi di euro, oltre il 10% del totale. E da più parti, sia al governo sia nel Parlamento sia nel mondo delle imprese e bancario, si sottolinea come le misure di sostegno alle imprese e le garanzie dovranno essere ritirate con gradualità. Al coro si unisce anche il presidente dell’Abi Antonio Patuelli: "Le banche debbono affrontare la complessa fase successiva alle moratorie e prevedere prudenzialmente la crescita dei crediti deteriorati che non va sottovalutata o sopravvalutata, anche per non alterarne il mercato".

Patuelli rileva che "le banche non debbono essere costrette a svendere i deteriorati con scadenze troppo ravvicinate e rigide". La strada per un’uscita graduale potrebbe essere, come ha suggerito il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, un riordino degli incentivi, traendo spunto dallo shock pandemico che ha fatto salire la massa di risparmi immobilizzati nei depositi bancari di ben 200 miliardi (attualmente sono 1.800 miliardi). Una soluzione potrebbe essere quella di offrire nuovi prodotti di investimento. I dati parlano chiaro: rispetto alla media Ue le famiglie italiane investono nelle imprese residenti per appena il 5% delle loro attività. In Francia e Germania sono rispettivamente al 34 e 14%. Infine, Visco nota come "la pandemia abbia mostrato i limiti degli attuali assetti europei" e spinge per il bilancio comune europeo: potrebbe rivelarsi uno scudo importante nel contrasto di "shock economici di vasta portata".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro