Arezzo, 24 maggio 20205 – Le centrali atomiche tornano al centro del dibattito pubblico: non più come uno spettro del passato ma come una carta per il futuro. "Il nucleare di quarta generazione richiede un po’ di investimento e, ragionevolmente, da 5 a 10 anni per uno sviluppo sensato. Credo sia ragionevole dire che dal 2035-2040 queste macchine possano esserci. Adesso ce n’è una nel deserto del Gobi, fatta dai cinesi, però i costi sono elevati. Ovviamente con la ricerca i numeri calano", ha detto Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo Spa ed ex ministro della Transizione nel corso del convegno "Una transizione ecologica giusta e raggiungibile" organizzato da Estra in collaborazione con Qn Economia ad Arezzo, nel dibattito finale con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
L’Italia, che ha detto addio al nucleare con il referendum del 2011, guarda oggi con rinnovato interesse ai reattori modulari avanzati, tecnologia che promette maggiore sicurezza, minor produzione di scorie e una maggiore flessibilità d’impiego. "Sono più sicuri – ha spiegato Cingolani – non funzionano con uranio 235 e, in caso di guasto, si spengono come un motore. Non possono diventare bombe". Il riferimento è alla nuova generazione di reattori, pensati per un sistema energetico distribuito, installabili anche in aree periferiche o dismesse.
Il ministro Pichetto Fratin ha confermato l’intenzione del governo di costruire un quadro giuridico favorevole allo sviluppo del nucleare. "La domanda di energia è destinata a più che raddoppiare nei prossimi vent’anni – ha detto – e le rinnovabili da sole non basteranno. Ma oggi abbiamo giovani più aperti a questa opzione e la scienza ci offre strumenti nuovi".
Il confronto, moderato dalla direttrice di Quotidiano Nazionale Agnese Pini, si è mosso tra visioni tecniche e richiami alla necessità di una transizione che sia anche "socialmente desiderabile", come diceva Alex Langer. Pini ha ricordato come la percezione pubblica sia cambiata dopo la pandemia, la crisi energetica e la guerra: "Una transizione che prima sembrava un ideale condiviso ora appare faticosa, e in alcuni casi respinta".
Il ministro ha criticato duramente alcune scelte dell’Unione Europea, in particolare il divieto dei motori a combustione dal 2035: "L’obiettivo deve essere l’azzeramento delle emissioni – ha detto – non la demonizzazione di una tecnologia. Ho guidato un’auto a idrogeno che non emette nulla. L’errore è giudicare lo strumento invece che guardare al risultato".
Cingolani ha invitato alla neutralità tecnologica: "Non possiamo immaginare una sola soluzione. Servono pluralità di fonti e strumenti. È come nello sport, non si può dire: è bello solo il calcio...". Il numero 1 di Leonardo Spa ha anche lanciato un monito sul peso energetico del digitale, spesso sottovalutato: "Un megabyte condiviso sui social – ha detto – consuma come una lampadina da 60 watt accesa per mezz’ora. Dobbiamo essere pronti a una vera sobrietà digitale se parliamo di sostenibilità".
Sul fronte delle rinnovabili, Pichetto ha annunciato un decreto per facilitare gli impianti nelle aree industriali. Ma ha riconosciuto le difficoltà: "Abbiamo comitati ovunque. Tutti vogliono l’energia, nessuno vuole l’impianto sotto casa...". Anche Cingolani ha sottolineato le lentezze: "Abbiamo faticato a trovare un accordo con le Regioni. Serve una cabina di regia e meno ideologia".
Una transizione energetica davvero giusta, è il messaggio finale che arriva dal convegno di Estra e Qn Economia, dovrà saper parlare anche al cuore delle persone, oltre che alla ragione.