Un tavolo di trattativa a Palazzo Chigi sul futuro di Acciaierie d’Italia. I sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm, nel giorno dello sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti del gruppo e della manifestazione a Roma, vengono convocati nella sede dell’esecutivo e incassano come "primo risultato" l’avvio del confronto. E la rassicurazione del governo che esclude "qualsiasi ipotesi di chiusura o liquidazione" e, nello stesso tempo, ribadisce l’impegno per la salvaguardia degli impianti, la tutela della sicurezza e il raggiungimento dei livelli di produzione necessari. Insieme alla disponibilità a garantire misure di tutela dell’occupazione.
Un confronto ritenuto quanto mai necessario dai sindacati per salvare l’ex Ilva e arrivare ad una soluzione condivisa che consenta il rilancio del gruppo, garantendo l’occupazione di tutti i lavoratori, diretti, dell’indotto e dell’Ilva in amministrazione straordinaria, la sostenibilità ambientale e la continuità dei progetti di decarbonizzazione. Il nuovo appuntamento a Palazzo Chigi sarà fissato entro il 7 novembre. Il governo sta lavorando al piano con ArcelorMittal. Una trattativa che viene definita "difficile". E – riferiscono i sindacati – nel caso in cui non andasse a buon fine, metterebbe sul tavolo anche soluzioni alternative, un piano B.
Acciaierie d’Italia holding è attualmente detenuta al 38% da Invitalia e al 62% da ArcelorMittal. I sindacati sostengono il passaggio della maggioranza in mano pubblica. E ricordano l’allarme lanciato dal presidente Franco Bernabè, nel corso dell’audizione alla commissione Attività produttive della Camera, con il rischio "imminente" di un’interruzione della fornitura di gas ad Acciaierie d’Italia e la necessità di una caparra di circa 100 milioni al fornitore, pagamento che "la società non è in grado di fare".
Alberto Levi
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