
"Non tutti leggono in digitale: va trovato un sistema di consegna a domicilio, in particolare per gli anziani" .
"Il giornale cartaceo ha un futuro, il problema semmai è quello di farlo arrivare agli utenti finali, alle persone in particolare dai 50 anni in su che amano informarsi sfogliando un quotidiano". Ne è convinto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini che ieri era ad Ancona per un impegno del suo partito, FI.
L’ultimo Dpcm aveva stanziato risorse per il settore: qual è l’obiettivo che vi prefiggete?
"Da un lato c’è un sostegno agli editori in base alle copie vendute da ogni singola testata, dall’altro quello rivolto alla distribuzione che credo sia centrale"
In che senso?
"È fondametale che le edicole siano presenti sul territorio in modo che i giornali siano vicini ai cittadini. Non tutti leggono il digitale, c’è chi vuole la carta. Avere il giornale sullo zerbino di casa è importante: mia mamma lo legge quando qualcuno glielo porta. Per questo spingo sugli edicolanti per riuscire ad avere un sistema di consegna, in particolare per gli anziani".
Crede che questo possa risollevare il sistema?
"Che ci siano delle difficoltà è sotto gli occhi di tutti. Il calo delle vendite influisce sulla pubblicità che viene dirottata sul digitale. E poi c’è il tema della reputazione e della crediblità. Sono tutte questioni concatenate. Il cittadino pensa che sfogliando i siti sul cellulare riesce a essere informato, ma non è così".
Ma come intervenire?
"Occorerebbe una campagna, anche da parte delle istituzioni, per spiegare che l’informazione deve essere verificata".
Pensa che si possa arrivare a una nuova legge sull’editoria?
"Certo, ma deve interessare l’intero parlamento con il coinvolgimento della Fnsi, la Fieg e l’Ordine dei giornalisti. Occorre un nuovo perimetro sulle concentrazioni editoriali: un solo editore social con 6 milioni di lettori non è uguale a un editore che ha cinque testate cartacee. E bisogna intervenire a livello europee sulle tassazioni diverse a secondo dei Paesi".
La Digital service tax equivale a 100 milioni all’anno: si può pensare a un suo utilizzo per sostenere il settore?
"È una questione che dovrebbe essere portata anche a livello europeo. C’è un dato di fatto: i grandi operatori del web fanno gli editori, senza avere le stesse responsabilità, gli stessi oneri, le stesse tassazioni degli editori tradizionali. Non possiamo consentire che permanga questo stato di cose".