Il gigante cinese vicino al crac affonda le Borse

Evergrande può diventare come Lehman Brothers. Dai fallimenti immobiliari rischio effetto domino

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di Elena Comelli

La paura del crac Evergrande, che potrebbe diventare una Lehman Brothers cinese, scuote le Borse mondiali, che ieri hanno registrato una delle peggiori performance del 2021. Minerari, banche, assicurazioni e auto i settori più colpiti in Europa: il timore è che la crisi del gruppo immobiliare, atteso giovedì da importanti scadenze sui bond, inneschi vendite massicce da parte di molti investitori, decisi a compensare le perdite sull’asset cinese. A dare il via alle vendite sono state le piazze asiatiche, con Hong Kong che ha perso il 3,39%, mentre la contrazione di Piazza Affari, la peggiore della giornata, è stata del -2,57%, mentre il Dow Jones ha perso l’1,78% e il Nasdaq il 2,19% (e intanto la Sec, l’equivalente Usa della Consob mette in guardia: "Attenzione a investire in società cinesi su cui non c’è controllo"). Il timore è che il gigante dell’immobiliare sia incapace di onorare la montagna di 300 miliardi di debito accumulati finora. Sei manager della società rischiano gravi sanzioni per aver approfittato della situazione proprio mentre Evergrande, che ha perso l’80% del valore di Borsa, affondava.

Il secondo gruppo del real estate cinese, la cui capogruppo è registrata alle isole Cayman, è attesa al varco della scadenza di giovedì con 84 milioni di dollari di interessi da rimborsare. Un crollo metterebbe a repentaglio l’intera economia cinese, trasferendo le scosse sismiche alla finanza globale, che nei bond cinesi ha investito e creduto. Le trattative fervono proprio per bloccare il default, ma gli investitori ora non credono più nemmeno alle prospettive di ristrutturazione del debito.

Lo scenario è cambiato drammaticamente: nel 2017 le azioni di Evergrande erano salite di 3-4 volte il loro valore, rendendo il fondatore Xu Jiayin uno degli uomini più ricchi del mondo. Le azioni e le obbligazioni di Evergrande sono state incluse negli indici di tutta l’Asia, un valore aggiunto che potrebbe rivelarsi un boomerang. Evergrande vanta oltre 1.300 progetti immobiliari in oltre 280 città cinesi, ha sette diverse rami nei settori più vari, tra cui veicoli elettrici, servizi sanitari, prodotti di consumo, unità di produzione video e tv e persino un parco a tema. Ha 200mila dipendenti (3,8 milioni con l’indotto). I suoi problemi sono emersi quando la Cina ha introdotto regole per calmierare i prestiti concessi ai real estate developers, che pongono un limite al debito in relazione ai flussi di cassa, alle attività e ai livelli di capitale. Così le banche hanno voltato le spalle alla società e le agenzie di rating hanno ripetutamente declassato l’azienda, a causa dei suoi problemi di liquidità.

Evergrande non riesce a completare le opere perchè è a corto di finanziamenti e questo spiega le proteste in tutta la Cina, a partire dalla sede del colosso a Shenzhen. Chi ha comprato casa pagando in anticipo è ad alto rischio, ma anche banche, fornitori e investitori su azioni e bond della società vivono ore di angoscia.

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