Accanto alle bombe e ai cingolati, che evocano scene del passato più cupo, la guerra degli anni Duemila trova nell’arsenale armi nuove. Potenzialmente decisive, secondo Bill Emmott, giornalista britannico a lungo direttore dell’Economist. È la finanza il ventre molle della Russia. II rublo è in caduta libera, i russi si ammassano in fila davanti ai bancomat per prelevare. Putin è consapevole del pericolo. Da tempo. Tanto che nel 2014 ha approntato il piano "Fortezza Russia" per rendere il Paese meno dipendente dall’estero. Basterà per sopravvivere alle sanzioni con cui le democrazie hanno risposto all’invasione dell’Ucraina? L'uso dell'atomica può scatenare un golpe contro Putin Emmott, l’Occidente è in grado di mandare l’economia russa gambe all’aria? "Molto probabilmente sì, le sanzioni decise sono assolutamente forti. I parametri economici della Russia sono al collasso come nel 1998, quando Putin arrivò al potere. Mosca, però, ha un asso nella manica: la carta del gas e del petrolio". Per ottenere il default vanno chiusi i rubinetti? "Se l’Italia e gli altri Paesi europei decidessero di farlo sarebbe un grande problema per la sostenibilità economica della Russia, perché anche chi vende dipende da chi compra". Il fallimento di Mosca può essere un obiettivo di breve o medio termine? "È presto per dirlo, bisognerà osservare lo sviluppo della guerra. Siamo ancora all’inizio, tra le opzioni per il futuro ci sono certamente anche il boicottaggio del gas e il default, che potrebbe rivelarsi una strada necessaria per l’Occidente". La possibilità di mettere ko l’economia di un Paese è un effetto della globalizzazione? "Certo, è un prodotto del mondo interconnesso. La Russia, in particolare, durante la guerra fredda era collegata all’Occidente solo per le materie prime e l’energia. Quanto al resto, soprattutto per ciò che riguarda il settore finanziario, l’Unione sovietica era un mondo a sé, separato. Dalla caduta ...
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