Giovedì 18 Aprile 2024

Il Covid spinge il welfare Oltre il 64% delle Pmi ha potenziato le tutele

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Piccole e medie imprese sempre più orientate a dotare il personale di tutele, in grado di proteggerne la salute, ma anche di far fare un salto di qualità alla condizione lavorativa e personale di donne, giovani, famiglie e all’intera comunità: stando agli esiti del Rapporto Welfare Index Pmi 2021 sullo stato del welfare nelle realtà produttive del Paese, promosso da Generali Italia (in foto l’ad Marco Sesana), che ha coinvolto più di 6.000 aziende di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni, infatti, "oltre il 64% ha superato il livello iniziale", e nell’arco di 6 anni le imprese "con un livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 9,7% del 2016 all’attuale 21%". Con l’avvento del Covid-19, i titolari delle società si sono rimboccati le maniche, innanzitutto in ambito sanitario, fornendo agli occupati servizi diagnostici per il Covid (43,8%), servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) e nuove assicurazioni sanitarie (25,7%). Nel contempo, per ciò che concerne l’attività lavorativa, è stata data "maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%)", mentre a sostegno dei dipendenti e delle loro famiglie sono stati stabiliti "aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%), aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%) e per la scuola (6,8%)".

Anche per il ministro del Lavoro Andrea Orlando "il welfare è uno strumento importante e lo ha dimostrato la pandemia: i Paesi che reagiscono meglio – ha dichiarato il ministro nel corso della presentazione del rapporto – sono quelli con un welfare più forte. Il welfare, infatti, è uno degli elementi chiave della competività", ha concluso il ministro Orlando.

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