Il 56% dei poveri non ha il reddito di cittadinanza

Rapporto Caritas, gli esclusi soprattutto al Nord. Il ministro Orlando: "Si può migliorare, non abolire"

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di Claudia Marin

Grillini e Pd, da Luigi Di Maio al Ministro Andrea Orlando, tentano di difendere il Reddito di cittadinanza ("È stato utile per gestire gli effetti sociali della pandemia") dalla raffica di critiche e contestazioni che arrivano non solo dal centrodestra. Ma l’ultimo j’accuse, della Caritas, pesa come un macigno sull’ultima bandiera del grillismo delle origini. Il 56% dei poveri in Italia non fruisce del sussidio e un terzo dei beneficiari non è povero, dice il tradizionale Rapporto sulle politiche contro la povertà.

Le famiglie povere escluse tendono, più di frequente, a risiedere nel Nord, ad avere minori, ad avere un richiedente straniero, con un patrimonio mobiliare (risparmi) superiore alla soglia consentita. Il risultato è che sono escluse dalla possibilità di richiedere il reddito quattro famiglie straniere su 10. Secondo i dati del rapporto Caritas il requisito economico che più di tutti restringe l’accesso alla misura, per le famiglie in povertà assoluta, è quello del patrimonio mobiliare (solo due terzi di queste lo soddisfa). E a causa di una scala di equivalenza "piatta", che sfavorisce le famiglie numerose e con figli minori, il tasso di inclusione del reddito è decrescente all’aumentare del numero di componenti del nucleo. Nel Nord il numero delle famiglie che fruiscono del reddito di cittadinanza è il 37% di quelle in povertà assoluta, nel Centro il 69%, nel Sud il 95%.

Se si passa al versante delle politiche attive e, dunque, dell’inserimento nel mondo del lavoro dei percettori del reddito, unitamente al ruolo di navigator e centri per l’impiego, i risultati sono ancora più fallimentari: uno su dieci dei percettori del sussidio ha trovato lavoro attraverso questo canale. "I ritardi nell’attuazione del piano di potenziamento dei centri per l’impiego sono significativi e per molti aspetti inaccettabili", ha puntualizzato Orlando. "Non ho mai demonizzato la figura dei navigator, sono persone che hanno passato una selezione e non erano certo loro i responsabili dei limiti della misura. Sono diventati anche loro un bersaglio. Però nell’idea che ci sia un canale distinto, nell’accesso alle politiche attive del lavoro, c’è un elemento che va riconsiderato: dobbiamo avere centri per l’impiego in grado anche di prendersi in carico i percettori del reddito di cittadinanza".

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