L’economia sommersa e illegale in Italia cresce del 10% nel 2021 e raggiunge 192 miliardi di euro. La sua incidenza rispetto al Pil resta stabile al 10,5% rispetto all’anno precedente e inferiore al periodo pre-pandemia. Lo comunica l’Istat nel report L’economia non osservata nei conti nazionali. In particolare, l’economia sommersa si attesta a poco meno di 174 miliardi di euro, mentre le attività illegali superano i 18 miliardi. I lavoratori in nero sono 73mila in più in un anno, fino a quasi 3 milioni di persone che rappresentano la prima linea, i più esposti sul fronte dei salari poveri, degli infortuni e delle morti bianche. I consumi di droga e sostanze stupefacenti salgono a 15 miliardi e mezzo di euro e la spesa per le prostitute raggiunge 4,5 miliardi. L’incidenza dei lavoratori irregolari nel lavoro domestico e negli altri servizi alla persona supera il 40% del totale, in agricoltura è oltre il 16% e si attesta intorno al 13% anche per il commercio, i trasporti, l’alloggio e la ristorazione. Nel complesso dell’economia italiana il tasso di irregolarità dell’occupazione è del 12,7%, un valore preoccupante, secondo tutte le analisi, ma in diminuzione dal 13,6% dell’anno precedente.
Questa riduzione del lavoro nero si riflette anche in un un miglioramento del peso del sommerso sul Pil che è "lento ma continuo", a partire dal picco registrato nel 2014. Allora l’incidenza era del 12%, negli ultimi due anni si è attestato al 9,5%, a cui corrispondono – in valori assoluti – poco meno di 174 miliardi di euro nel 2021. Ci sono quindi alcuni indizi di possibili avanzamenti in un settore critico come quello del lavoro nero, che si accompagnano a passi indietro in altri campi, a partire da quelli su evasione ed elusione fiscale in merito alle comunicazioni volutamente errate del fatturato e dei costi delle attività economiche.
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