Identità elettronica per tutti i siti della Pa

Vanno in soffitta i vecchi Pin. Da oggi le chiavi di accesso ai servizi on line sono solo tre: Spid, Cie o Cns. Ma molti enti non sono pronti

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Da ieri sono andati in soffitta i vecchi Pin (rilasciati dalle singole amministrazioni) per accedere ai servizi online delle Pa. La burocrazia digitale si baserà da qui in avanti solo su Spid (Sistema pubblico di identità digitale), Cie (Carta d’identità elettronica) e Cns (Carta nazionale dei servizi): le sole tre chiavi di accesso all’offerta telematica delle strutture pubbliche.

Credenziali uniche per tutti i portali pubblici al posto di quelle antiquate previste da ogni ente e agenzia. Anche se, a fronte della corsa (sotto la spinta dell’emergenza Coronavirus) dei cittadini e delle imprese a dotarsi dei nuovi strumenti, rimane asfittica la capacità delle Pa di rispondere alla richiesta, tant’è vero che solo il 25-27 per cento degli uffici è pronto alla digitalizzazione.

L’Agenzia delle Entrate è tra le amministrazioni pronte al cambio di passo. Proprio l’Agenzia avvisa che per accedere ai servizi telematici non sarà più possibile ottenere le credenziali di Fisconline: quelle in uso verranno progressivamente dismesse, come è stabilito in generale, entro il 30 settembre 2021. Con la sola eccezione per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, fino al termine dell’emergenza pandemica.

La pietra miliare del nuovo sistema è lo Spid, che si ottiene rivolgendosi a uno dei 9 gestori di identità digitale presenti sul sito www.spid.gov.itrichiedi-spid e seguendo i passi indicati dalle varie procedure ai fini dell’identificazione. Per dotarsi del Sistema pubblico di identità digitale, bisogna essere maggiorenni e fornire all’identity provider prescelto un indirizzo e-mail, il numero del cellulare che si usa normalmente, un documento di identità valido (carta di identità, passaporto o patente) e la tessera sanitaria con il codice fiscale.

Lo Spid si ottiene gratis sia alle Poste sia presso uno degli identity provider privati attivi: Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Register, Sielte, Tim o Lepida, che offrono anche formule e servizi diversi a pagamento. Le Entrate ricordano che l’accesso ai propri servizi si può poi ottenere anche attraverso la Cie, la nuova Carta di identità elettronica, che permette anche in questo caso al cittadino di identificarsi e autenticarsi con i massimi livelli di sicurezza ai servizi online degli enti che ne consentono l’utilizzo, sia Pubbliche amministrazioni che soggetti privati.

Per usare la Cie, che va richiesta ai Comuni, non serve alcuna password, ma solo un Pin di otto cifre (la prima parte viene rilasciata in fase di richiesta del documento, la seconda alla consegna), unitamente all’App Cie Id e al chip posto sulla carta.

Come si ottiene la Cie. Come si diceva, la Carta di identità elettronica può essere richiesta presso il proprio Comune di residenza o presso il Comune di dimora (il Consolato per chi vive all’Estero). La durata del documento varia secondo le fasce d’età di appartenenza. La richiesta si può fare in Comune portando una fototessera anche in formato elettronico su Usb. Servono poi codice fiscale o tessera sanitaria (non servono altri documenti).

I codici. Assieme alla Cie si ricevono due codici di sicurezza, il Pin e il Puk, forniti in due parti: la prima è nell’ultimo foglio della ricevuta cartacea fornita dal Comune, la seconda è contenuta nella lettera di accompagnamento presente nella busta con cui il cittadino riceve la Cie.

Bisogna unire le due metà e conservare i due codici così ottenuti che servono ad accedere ai servizi digitali delle amministrazioni.

Un ultima carta importante nei rapporti tra cittadini e Pa è la Cns, Carta nazionale dei servizi, che permette di accedere agli stessi servizi attraverso un dispositivo, che può essere una chiavetta Usb o una smart card dotata di microchip.

 

 

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