I timori di Siena: perdere centralità e 7mila posti di lavoro

Tre le condizioni poste dai poteri locali: direzione generale a Siena, rapporto con il territorio, garanzie dei livelli di occupazione

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La prima mossa di Rocca Salimbeni, dopo lo sprint verso il matrimonio con Unicredit, è il collocamento di un’obbligazione senior da 750 milioni di euro. Un bond per rendere più solido il patrimonio e per chiudere l’operazione Hydra, condizione chiesta dalla Bce per liberarsi di 8 miliardi di npl. Vista la risposta del mercato, con ordini superiori a circa 1,85 miliardi di euro, i rendimenti si sono abbassati a 240 punti base. Ma è solo una mossa parallela, come la vendita di 28 palazzi di pregio, tra cui la sede milanese vicino la Scala, e quella a Roma di Palazzo Rondanini, ceduti a Ardian per 300 milioni di euro. A Siena il dibattito è focalizzato su cosa farà Unicredit, quali conseguenze porterebbe una fusione. Il sindaco Luigi De Mossi, che assieme al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, aveva avviato un dialogo col ministero del Tesoro per restituire a Siena un ruolo da protagonista, ieri si è limitato a dire: "Mi sembra una fusione a freddo, non sono mai positive. Soprattutto se spinte da motivi politici e non industriali".

Le tre condizioni che la città e la Toscana hanno messo sul tavolo sono il mantenimento dei livelli occupazionali, la direzione generale a Siena e la conservazione del rapporto particolare con il territorio in materia di credito e sostegno all’economia. Condizioni che il Tesoro, principale officiante delle nozze tra Unicredit e Mps, potrebbe anche rispettare.

Sul tema esuberi, i sindacati bancari hanno tuonato contro il rischio di 6-7mila tagli dopo la fusione. Tanto che ieri Lando Maria Sileoni, segretario Fabi, ha insistito nel riproporre la "fusione tra Mps, Carige e Popolare di Bari, le tre banche fragili del sistema bancario italiano". Restando agli esuberi, un palliativo potrebbe venire da una nuova assunzione ogni 2 tagli, tutelando così un serbatoio occupazionale per i giovani. Se sul piatto ci sarebbero 3mila assunti, la pillola sarebbe meno amara. Così come aiuterebbe Siena l’ipotesi, circolata nei colloqui tra il sindaco e i dirigenti del Tesoro, di convertire le richieste di danni legali della Fondazione per 3,8 miliardi di euro in azioni della futura holding Unicredit-Mps.

Molto critico Claudio Borghi, il deputato leghista avversario di Padoan nel collegio di Siena. "Padoan finirà per essere l’acquirente e il liquidatore di Mps. Mi auguro che non sia così".

Pino Di Blasio

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