
Il panel sull’alimentazione dei bambini con le esperte Laura Morisi (dietologia) Antonia Parmeggiani (disturbi alimentari)
Mangiare bene per crescere bene. Non solo un paradigma da osservare a casa, con i propri figli, ma un mantra ancora più importante in un mondo che va veloce e dedica sempre meno tempo alla convivialità e al piacere della tavola. La professoressa Antonia Parmeggiani, associata di Neuropsichiatria infantile dell’Università di Bologna e responsabile del Centro regionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva dell’Istituto di Scienze neurologiche, e la dottoressa Laura Morisi, dietologa e coordinatrice dell’UA Dietetica dell’Ausl bolognese, parlano come se si rivolgessero a una mamma o a un papà che chiede consigli e, allo stesso tempo, come parlerebbe un medico al proprio paziente. La volontà, però, non è quella di "arrivare a parlare delle patologie", come ricorda Parmeggiani, perché l’incontro nella serra di piazza Minghetti (a Bologna), nell’ambito di ‘Agrofutura’, vuole piuttosto fornire una serie di pratiche da replicare o da evitare e far capire come, parallelamente all’alimentazione, siano fondamentali famiglia e contesto.
Morisi sfoggia in mano il ‘nutripiatto’, o ‘piatto sano’, cioè una guida su come dovrebbe essere bilanciata la dieta per i più piccoli. "I genitori hanno molti dubbi e spesso cercano tante cose tra gli scaffali per dare loro da mangiare – racconta lei –: questo strumento rappresenta graficamente e in maniera molto semplice quello che devono mangiare i nostri figli. Ed è importante non solo l’alimento, la materia biologica, ma anche il lavoro che c’è dietro per prepararlo e l’affetto. I bambini sono in crescita e quindi necessitano di qualcuno che dia loro ciò di cui hanno bisogno". Per la dietologa nell’alimentazione dei piccoli deve esserci "un po’ di tutto" e la parola chiave è "equilibrio". Verdura, frutta, pesce, legumi e fonti proteiche, anche "carne rossa e carboidrati", che non vanno "demonizzati". A essere importante, soprattutto, è una quantità calibrata. Per la nutrizionista è utile coinvolgere i bimbi anche nelle esperienze al di fuori dei pasti in sé, per aiutarli a prendere confidenza con il cibo, ad esempio con "i pomodorini coltivati sul balcone, che creano curiosità e facilitano l’approccio quando alla fine si ritrova qualcosa nel piatto".
Per Parmeggiani, poi, "mangiare e dormire rappresentano due momenti assolutamente necessari per la vita": "Si comincia appena si nasce e, quando una mamma allatta il proprio figlio, non è solo un momento di nutrizione, ma di relazione – puntualizza la neuropsichiatra –: questa relazione si protrae avanti. Ci sono allora delle buone abitudini, le stesse che prevengono le patologie: mangiare tutti assieme, dedicare tempo al pasto e non appena 15 minuti, parlare. Le problematiche alimentari possono nascere fin da subito, così come svilupparsi in età adolescenziale, e il corpo è un veicolo di esperienza, non un contenitore: bisogna quindi cercare di vivere in maniera serena tutti i momenti legati al pasto".