Roma, 12 aprile 2025 – La Cina vede l’Europa come un partner, ma il Vecchio Continente è indietro su settori strategici come la tecnologia e il green. La conseguenza è che, anche con tutto l’impegno di questa terra, Bruxelles, se non inverte la rotta, partirà sempre da una posizione di debolezza rispetto al Dragone.
Silvia Menegazzi, docente di relazioni internazionali e sinologa al Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Luiss Guido Carli, spiega come guerra commerciale in atto in realtà sia una grossa opportunità per Pechino e come la Cina stia introducendo una strategia per giocarsela al meglio.

Professoressa Menegazzi, il presidente americano Trump ha scombussolato il mondo con i dazi, che hanno colpito soprattutto Pechino. L’Europa è un mercato alternativo di sicuro interesse e nei prossimi mesi ci potrebbe essere un incontro con il presidente Xi Jinping. Ma saremo più vittime o partner?
“Dal punto di vista cinese, credo che l’Europa venga percepita più come un partner. La Cina ha sofferto un po’ negli ultimi anni. Non dobbiamo dimenticare che anche durante l’amministrazione Biden l’atteggiamento europeo nei confronti di Pechino è stato altalenante. In un contesto come quello attuale, per Pechino è molto più strategico e funzionale avere l’Europa come partner, soprattutto dal punto di vista politico”.
Pechino ha fatto un chiaro invito all’Europa per lanciare un fronte comune contro la politica dei dazi statunitensi. Si tratta di realismo diplomatico o c’è anche una pressione politica?
“Direi che è realismo diplomatico, dettato anche da prospettive concrete. In questa situazione Pechino ha tutto da guadagnare da ben tre punti di vista: politico, economico e dell’immagine. È pronta a giocare su tutti i campi, anche su quest’ultimo. Ieri, per esempio, i quotidiani hanno dato ampio risalto alla visita del premier spagnolo Sánchez a Pechino. Dobbiamo ricordare che proprio il numero uno di Madrid, in passato, era stato il leader europeo che aveva in qualche modo cercato di aprire una porta verso la Cina, firmando una serie di accordi commerciali”.

Com’era finita?
“Era finita con la Spagna guardata con grande sospetto, perché in quel momento l’amministrazione Biden vedeva la Cina come il male quasi assoluto. Nel contesto attuale, la visita di Sánchez ha un significato molto diverso. Pechino lo sa e sta cercando di giocare al meglio le sue carte. Quello che sta succedendo in questi giorni, in qualche modo, potrebbe cancellare quello che è successo negli ultimi anni”.
Pechino, insomma, sta facendo la sua partita. Ma quanto margine ha l’Unione Europea, secondo lei, per giocare un ruolo autonomo fra gli Stati Uniti e il Dragone? Mi riferisco soprattutto a due settori chiave per il futuro, come tecnologia e green.
“Il momento per la Cina è sicuramente molto utile, per l’Unione Europea può essere più difficile, perché, anche volendo, faticherebbe a giocare un ruolo autonomo. Bruxelles, in questo momento, si trova letteralmente fra due giganti, soprattutto dal punto di vista tecnologico. In realtà non abbiamo i mezzi per competere. Alla luce di questa considerazione, anche se la Cina pensa all’Europa come a un partner, c’è un tema di sovracapacità”.
È ora che l’Europa si svegli.
“Sicuramente. C’è un tema di autonomia strategica che sta diventando sempre più urgente. La Cina sta facendo la sua partita, grazie a una visione sul lungo termine, che ha ormai da decenni. Se l’Europa non si adegua, partirà sempre da una posizione di svantaggio”.