Cottarelli: "Mercati in ansia, serve un governo stabile"

L'ex commissario alla spending: "Non possiamo perdere tempo, rischiamo di venire tagliati fuori dai tavoli europei" Di Maio: "Con Salvini possiamo fare grandi cose" Salvini e la tentazione di abbandonare Berlusconi

Carlo Cottarelli (Ansa)

Carlo Cottarelli (Ansa)

Milano, 22 aprile 2018 - "Se la crescita rallenta e i mercati si innervosiscono, serve un governo stabile". Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending, già nel board del Fmi, che adesso guida l’Osservatorio sulla Finanza pubblica dell’Università Cattolica, va dritto al sodo: con il nostro debito non possiamo permetterci di "perdere tempo". Senza contare che rischiamo di "venire tagliati fuori dai tavoli europei".

L’attuale stallo politico che conseguenze economiche può avere?

"Nell’immediato, non credo enormi conseguenze. I mercati sono tranquilli, i tassi bassi e c’è un’enorme liquidità. Non è che, aspettando un mese, avremo una crisi sui titoli di Stato ma, certamente, è tutto tempo perso".

Il punto è quanto tempo possiamo permetterci di perdere e se la quiete sui mercati preluda a una tempesta...

"Il problema è se la crescita rallenta. E gli indicatori del primo trimestre, come la produzione industriale, non sono molto buoni. Allora, i mercati potrebbero innervosirsi e sarebbe decisivo avere un governo stabile. Ma serve al più presto anche sul fronte europeo...".

Si riferisce al confronto con la Commissione sulla manovra?

"Non solo. Nei prossimi mesi ci saranno discussioni importanti sul futuro dell’Europa, dall’unione bancaria all’assicurazione sui depositi, rischiamo di non avere voce e di subire decisioni prese da altri".

Lo spread per ora resta sotto controllo ma cresciamo meno della media Ue mentre anche gli spagnoli sono diventati più ricchi di noi.

"Lo spread è basso ma, comunque, più alto rispetto a Spagna e Portogallo, peggio di noi c’è solo la Grecia. La Bce continuerà a fornire ampia liquidità ai mercati e questo ci aiuta, ma dovremmo approfittare di questo momento favorevole per ridurre il debito. Cosa che non stiamo facendo. La bassa crescita degli ultimi anni non deriva solo dalle politiche di austerità, quanto dal fatto che nel 2011 siamo stati attaccati dai mercati perché il nostro debito era troppo alto".

In campagna elettorale le promesse andavano in direzione opposta.

"I vincitori delle elezioni, soprattutto la Lega, hanno dato indicazioni di non voler ridurre il deficit, ma ora non lo dicono più".

Il suo nome è comparso tra quelli dei papabili ministri dell’Economia. Se le venisse proposto, da cosa partirebbe?

"Bisogna partire dall’alto: un piano triennale credibile di riduzione del deficit, con degli obiettivi di spesa all’interno dei quali discutere cosa fare. Certo, se si vuole spendere bisogna tagliare da qualche altra parte. Al di là della finanza pubblica, ci trasciniamo problemi come la burocrazia, la lentezza della giustizia e l’evasione. Tutte cose sulle quali la Spagna è più avanti di noi e, per questo, cresce di più. Bisogna partire da qui per una ripresa che non sia drogata dal deficit".