Google blocca 3 miliardi di spot ingannevoli

Nel 2020 rimosso un numero record di pubblicità dannose: quasi 100 milioni riguardavano il Covid. "Troppi malintenzionati online"

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di Elena Comelli

Fake news non ne girano solo fra le notizie in rete, ma anche e soprattutto fra le pubblicità. Nell’anno della pandemia, Google ha intercettato e rimosso oltre 3,1 miliardi di annunci pubblicitari ingannevoli, circa 5900 annunci al minuto, e ne sono stati limitati altri 6,4 miliardi, a partire da quasi 100 milioni di inserzioni ingannevoli legate proprio al Covid, da quelle che reclamizzavano presunte cure miracolose a quelle che promuovevano vaccini falsi. Lo rende noto il colosso di Mountain View nel suo Ads Safety Report, il report annuale sulla pubblicità in rete.

Nel 2020 Google ha rimosso annunci da oltre 1,3 miliardi di pagine e ha smesso di pubblicare annunci su oltre 1,6 milioni di siti contenenti violazioni diffuse. "Nel 2020, le nostre policy e la loro applicazione sono state messe a dura prova. Il mondo ha attraversato contemporaneamente una pandemia globale e diverse elezioni politiche in molti Paesi. È in corso una continua lotta per contrastare i malintenzionati alla ricerca di nuovi metodi per approfittarsi delle persone online", spiega la società in un post a firma di Scott Spencer, vice presidente responsabile della sicurezza in ambito pubblicitario. Spencer spiega che Google negli anni ha investito nelle tecnologie di rilevamento automatizzato, per eseguire una scansione efficace del web e grazie a questo è passata dal bloccare 130 milioni di annunci dannosi nel 2011 a 3,1 miliardi di inserzioni ingannevoli nel 2020. Grazie al monitoraggio, è stata messa sotto controllo anche la propaganda di contenuti d’odio, agendo su "quasi 168 milioni di pagine" e nel periodo elettorale sono stati bloccati gli annunci su oltre 3 miliardi di ricerche che facevano riferimento alle elezioni.

Google sta anche introducendo una rivoluzione nella pubblicità online: non userà più e non investirà più in tecnologie di tracking che identificano gli utenti del web mentre si muovono da un sito all’altro. In pratica, il colosso di Mountain View ha chiarito che sta eliminando gradualmente i cookie di terze parti e a partire dall’anno prossimo non introdurrà altre forme di identificatori per tracciare gli utenti. L’obiettivo sarebbe tutelare la privacy dei navigatori, ma l’ecosistema pubblicitario che conosciamo oggi — del valore di 330 miliardi di dollari a livello globale — non esisterebbe senza i cookie, che consentono di vendere spazi pubblicitari ultra personalizzati. Sono scattate subito, infatti, le proteste.

Gli editori europei si sono detti "seriamente preoccupati" per il nuovo sistema di targeting che Google intende implementare una volta che avrà abbandonato i cookie di terze parti. Tra i critici della svolta c’è anche Konrad Feldman, co-fondatore e ceo della società Quantcast. "La decisione di Google di non supportare le iniziative di identity del settore rappresenta per editori e creatori di contenuti una pessima notizia", ha dichiarato Feldman. La mossa di Google, secondo Feldman, "andrà a completo beneficio delle miniere d’oro di Chrome e di Youtube". Google rappresenta il 63% del mercato globale dei browser e il 52% della spesa pubblicitaria globale online nel 2020, pari a 292 miliardi di dollari.

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