epa10425001 A handout photo made available by Algerian Presidency shows Algerian President Abdelmadjid Tebboune (R) shakes hands with Italian Prime Minister Giorgia Meloni (L), during the press conference at the presidential palace in Algiers, Algeria, 23 January 2023.  EPA/ALGERIAN PRESIDENCY / HANDOUT  HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

Giorgia Meloni con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune (Ansa)

Algeri, 23 gennaio 2023 - La crisi energetica si conferma in cima alle preoccupazioni di Giorgia Meloni. Domenica è volata in Algeria, "partner affidabile e strategicamente rilevante", per consolidare i legami con il Paese che ha le più grandi riserve di gas naturale di tutta l’Africa e ieri, di fronte alle telecamere, la premier e il suo ospite, il presidente Abdelmadjid Tebboune, hanno siglato la dichiarazione congiunta, celebrando la firma di accordi che vanno dall’impresa allo spazio agli idrocarburi. Si muove insomma sulsolco storico fondatore dell’Eni, Enrico Mattei, cui apertamente si ispira.  La continuità con il governo Draghi, anche in questo caso, è assoluta. Era stato proprio l’ex presidente della Bce a battere per primo la strada nordafricana per sostituire il petrolio russo. I risultati sembrano promettenti: entro due anni saremo completamente svincolati dai ricatti di Putin. "Nell’inverno 2024-2025 azzereremo le forniture di gas dalla Russia" spiega l’ad di Eni, Claudio Descalzi, tra i protagonisti della visita. In sostanza, passeremo dalla dipendenza da Mosca a quella da Algeri? Sì, ma con un obiettivo ambizioso: la premier punta a far diventare il nostro Paese in cinque anni hub dell’Europa per l’energia, di gas in primis, ma anche di idrogeno verde. "L’Italia può giocare una parte rilevante sull’energia". Per farlo bisogna arrivare ad avere entro i prossimi 24 mesi tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Tre le leve da muovere, osserva Meloni: rafforzamento del gasdotto Tap che arriva dall’Azerbaijan, piano che passa per la stabilizzazione della Libia che potrebbe aumentare le sue esportazioni da 2 a 9 miliardi; sfruttamento del gas egiziano, che aumenterà grazie ad altri rigassificatori e ai giacimenti scoperti da Eni. Ma soprattutto incrementando le forniture dall’Algeria (nel 2021 abbiamo importato 22,5 miliardi di metri cubi) sia attraverso il Transmed — il gasdotto che dall’Africa arriva a Mazara del Vallo – sia attraverso il nuovo gasdotto Galsi che dall’Algeria dovrebbe arrivare in Sardegna. In questo modo — spiegano a Chigi — l’Italia riuscirebbe non solo a soddisfare il suo fabbisogno, ma anche a rifornire paesi europei come la Germania, l’Austria, l’Ungheria, e la Polonia. A monte, bisogna risolvere il problema delle di carenza di infrastrutture per il gas, intese sia come tubi sia come rigassificatori, come sottolinea De scalzi: "Abbiamo pipeline e rigassificatori potenziali ma che arriveranno. L’idea di farli solo al nord può essere ampliata con l’idea di farli anche al sud, perché ora, tra Campania, Abruzzo e Molise, abbiamo un collo di bottiglia. Dal Sud possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi al giorno". La continuità però non è solo con Draghi: la premier riprende quanto già detto in Parlamento e rivendica l’eredità di Enrico Mattei anche simbolicamente, visitando i giardini a lui dedicati nel cuore di Algeri. La sua ambizione non è solo quella di trovare una fornitura alternativa di gas, ma di impostare una nuova politica estera ed energetica riprendendo l’ispirazione del fondatore dell’Eni: "Il nostro modello non è predatorio, ma collaborativo". Uno dei pilastri su cui regge il piano Mattei è quello di garantire una ’crescita reciproca’ a quei paesi ricchi di gas come l’Algeria che, se messi in condizione di sfruttare le risorse, potrebbero anche rallentare i flussi migratori verso l’Europa. "Presto andrò in altri paesi del Nord d’Africa" , come la Libia. Di qui,  il piano a vasto raggio che passa per 5 accordi. Si parte dalla dichiarazione congiunta di Meloni-Tebboune che fa da quadro sulla partnership. Potenzialmente l’Algeria può arrivare a fornire fino a 36 miliardi di metri cubi di gas. In questo ambito, Eni e l’algerina Sonatrach hanno siglato una intesa per ridurre le emissioni di gas serra, e due memorandum per valutare l’incremento della capacità di trasporto del gas esistente, la realizzazione di un nuovo gasdotto anche per il trasporto idrogeno, la posa di un cavo elettrico sottomarino e l’aumento della capacità di produrre gas liquefatto. Ma Algeri ha bisogno anche di differenziare la propria economia: ecco perché il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha siglato con l’omologo algerino Kamel Moula un accordo per rafforzare la rete di imprese italiane in Algeria e viceversa. Infine, firmata anche un’intesa tra l’Agenzia spaziale italiana e quella algerina. Insomma, il progetto della presidente del consiglio è molto ambizioso: lo era anche quello del nume tutelare Mattei, ambizioso e pericoloso insieme. Almeno da questo punto di vista le cose ora sono molto diverse.

Esteri

Algeri, 23 gennaio 2023 -&nbsp;La crisi energetica si conferma in cima alle preoccupazioni di Giorgia Meloni. Domenica è volata in Algeria, "partner affidabile e strategicamente rilevante", per consolidare i legami con il Paese che ha le più grandi riserve di gas naturale di tutta l’Africa e ieri, di fronte alle telecamere, la premier e il suo ospite, il presidente Abdelmadjid Tebboune, hanno siglato la dichiarazione congiunta, celebrando la firma di accordi che vanno dall’impresa allo spazio agli idrocarburi. Si muove insomma sulsolco storico fondatore dell’Eni, Enrico Mattei, cui apertamente si ispira. 
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La continuità con il governo Draghi, anche in questo caso, è assoluta. Era stato proprio l’ex presidente della Bce a battere per primo la strada nordafricana per sostituire il petrolio russo. I risultati sembrano promettenti: entro due anni saremo completamente svincolati dai ricatti di Putin. "Nell’inverno 2024-2025 azzereremo le forniture di gas dalla Russia" spiega l’ad di Eni, Claudio Descalzi, tra i protagonisti della visita. In sostanza, passeremo dalla dipendenza da Mosca a quella da Algeri? Sì, ma con un obiettivo ambizioso: la premier punta a far diventare il nostro Paese in cinque anni hub dell’Europa per l’energia, di gas in primis, ma anche di idrogeno verde. 
"L’Italia può giocare una parte rilevante sull’energia". Per farlo bisogna arrivare ad avere entro i prossimi 24 mesi tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Tre le leve da muovere, osserva Meloni: rafforzamento del gasdotto Tap che arriva dall’Azerbaijan, piano che passa per la stabilizzazione della Libia che potrebbe aumentare le sue esportazioni da 2 a 9 miliardi; sfruttamento del gas egiziano, che aumenterà grazie ad altri rigassificatori e ai giacimenti scoperti da Eni. 
Ma soprattutto incrementando le forniture dall’Algeria (nel 2021 abbiamo importato 22,5 miliardi di metri cubi) sia attraverso il Transmed — il gasdotto che dall’Africa arriva a Mazara del Vallo – sia attraverso il nuovo gasdotto Galsi che dall’Algeria dovrebbe arrivare in Sardegna. In questo modo — spiegano a Chigi — l’Italia riuscirebbe non solo a soddisfare il suo fabbisogno, ma anche a rifornire paesi europei come la Germania, l’Austria, l’Ungheria, e la Polonia. A monte, bisogna risolvere il problema delle di carenza di infrastrutture per il gas, intese sia come tubi sia come rigassificatori, come sottolinea De scalzi: "Abbiamo pipeline e rigassificatori potenziali ma che arriveranno. L’idea di farli solo al nord può essere ampliata con l’idea di farli anche al sud, perché ora, tra Campania, Abruzzo e Molise, abbiamo un collo di bottiglia. Dal Sud possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi al giorno". 
La continuità però non è solo con Draghi: la premier riprende quanto già detto in Parlamento e rivendica l’eredità di Enrico Mattei anche simbolicamente, visitando i giardini a lui dedicati nel cuore di Algeri. La sua ambizione non è solo quella di trovare una fornitura alternativa di gas, ma di impostare una nuova politica estera ed energetica riprendendo l’ispirazione del fondatore dell’Eni: "Il nostro modello non è predatorio, ma collaborativo". Uno dei pilastri su cui regge il piano Mattei è quello di garantire una ’crescita reciproca’ a quei paesi ricchi di gas come l’Algeria che, se messi in condizione di sfruttare le risorse, potrebbero anche rallentare i flussi migratori verso l’Europa. "Presto andrò in altri paesi del Nord d’Africa" , come la Libia. 
Di qui, il piano a vasto raggio che passa per 5 accordi. Si parte dalla dichiarazione congiunta di Meloni-Tebboune che fa da quadro sulla partnership. Potenzialmente l’Algeria può arrivare a fornire fino a 36 miliardi di metri cubi di gas. 
In questo ambito, Eni e l’algerina Sonatrach hanno siglato una intesa per ridurre le emissioni di gas serra, e due memorandum per valutare l’incremento della capacità di trasporto del gas esistente, la realizzazione di un nuovo gasdotto anche per il trasporto idrogeno, la posa di un cavo elettrico sottomarino e l’aumento della capacità di produrre gas liquefatto. Ma Algeri ha bisogno anche di differenziare la propria economia: ecco perché il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha siglato con l’omologo algerino Kamel Moula un accordo per rafforzare la rete di imprese italiane in Algeria e viceversa. Infine, firmata anche un’intesa tra l’Agenzia spaziale italiana e quella algerina. Insomma, il progetto della presidente del consiglio è molto ambizioso: lo era anche quello del nume tutelare Mattei, ambizioso e pericoloso insieme. Almeno da questo punto di vista le cose ora sono molto diverse. 
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